L’umorismo nero riesce a volte a farci ridere o sorridere su un argomento tragico come la morte, quando, per esempio, quella morte, più che una disgrazia reale, è un evento desiderato (perché può capitare a qualcuno di desiderare in cuor suo la morte di qualcun altro). E una trovata, appunto umoristica e surreale, realizza all’improvviso, inopinatamente, quel desiderio segreto.
Una raffinata variante francese di umorismo nero così inteso - che si ritrova più spesso nel cinema inglese - è l’ultimo film di François Ozon, che esce in Italia con il titolo “Sotto le foglie”, ma il cui titolo originale è: Quand vient l’automne.
L’autunno corrisponde qui all’età della protagonista, oltreché al paesaggio intorno a lei. È una signora anziana che vive, sola, in una cittadina francese. È una donna vivace, sensibile, soggetta ad accessi di malinconia. Le sue giornate sono ravvivate dalla compagnia di una sua vecchia amica, ma soprattutto dalla presenza di suo nipote, il figlio ancora bambino di sua figlia, che vive con la madre a Parigi, ma che va a trovarla, insieme alla madre, anche per passare le vacanze con lei.
Esaltato dalla solitudine, quel rapporto con il nipote assume per la nonna le caratteristiche di una passione amorosa, suscitando in lei ondate alterne di euforia e di tristezza al momento della separazione. E come spesso capita alle passioni, si trova a combattere contro un ostacolo, in questo caso costituito dalla madre del bambino, la quale nutre un vecchio rancore nei confronti di sua madre, perché costei in gioventù, a Parigi, si era guadagnata da vivere attraverso la prostituzione, e adesso per questo la figlia non la ritiene una compagnia adeguata per il suo bambino.
Ora: sarà che tale pregiudizio moralistico può apparirci ingiustificato, sarà che nel film la figlia è raccontata come un’ingrata, sarà che presa com’è da un eterno malumore risulta antipatica: fatto sta che il desiderio della nonna di farla fuori per accaparrarsi il nipotino, mentre siamo irretiti dalla visione del film, non ci sembra del tutto da biasimare.
Tanto più che fra nonna e nipote si crea un’intesa ideale tanto piacevole a vedersi; e che il desiderio della nonna si fa strada nella realtà per vie tortuose e indirette, come un’amnesia o un gesto distratto, per esempio un fungo velenoso aggiunto per sbaglio a una pietanza.
Il delitto avverrà in effetti in modo più complicato, tale da configurarsi come un delitto perfetto, raccontato nel film in equilibrio fra realtà e desiderio, verosimiglianza e assurdità surrealistica.
E a tal punto l’autore ci coinvolge nel suo gioco, umoristicamente immorale, che ci induce perfino a guardare con simpatia il giovane criminale che sarà il “braccio armato” della nonna.
Si tratta di un film forse minore di Ozon, ma, nei suoi limiti, cesellato a perfezione, anche grazie al contributo di attori tutti ottimi, tra i quali spicca la nonna interpretata da Hélène Vincent.
Gianfranco Cercone
(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale il 19 aprile 2025
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