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Marisa Cecchetti. “Filosofia minima del pendolare” di Björn Larsson
18 Febbraio 2025
 

Björn Larsson,

Filosofia minima del pendolare

Traduzione dallo svedese di Andrea Berardini

Iperborea, 2025, pp. 222, € 18,00

 

Il viaggio di un pendolare secondo Björn Larsson corrisponde a “tre punti di sospensione tra parentesi”. Lui ne sa qualcosa, perché ha pendolato per quarant’anni tra Svezia, Danimarca e Italia, per lavoro e per amore: per amore di una italiana a Sedriano, una volta al mese, con scalo a Milano Malpensa partendo da Copenaghen, un viaggio di parecchie ore. Conosce bene il pendolarismo quotidiano per raggiungere Lund, perché ha avuto tanti trasferimenti e dunque tanti tragitti diversi, vivendo sia in Danimarca che in Svezia. Senza parlare degli anni che ha trascorso in barca, la sua Rustica, senza un porto di attracco fisso. Ha pendolato così tanto da non avere più una casa.

Spirito libero, pronto ad accettare le conseguenze delle sue scelte controcorrente, ha insegnato a lungo letteratura francese all’università di Lund, filologo, traduttore, scrittore e appassionato velista, “la barca, insieme all’amicizia e alla letteratura, è il suo primo strumento per essere liberi”.

Gran parte della vita trascorsa su treni regionali, aliscafi - i treni volanti -, catamarani, aerei, ritorna in Filosofia minima del pendolare, perché “In un mondo in cui ci è concessa un’unica possibilità di vivere - e per molti a stento anche quella - le tracce che restano del movimento sono la sola vita oltre questa cui possiamo aspirare […] una vita che non continui a esistere, in un modo o nell’altro, dopo la morte, nella scrittura, nei discorsi della gente o nei discorsi di qualcuno, è cacca di mosca. O rugiada che evapora”.

Osservare, ascoltare, parlare poco, leggere, riflettere, questo fa “il testimone” durante i viaggi quotidiani, e in venti capitoli ci porta avanti e indietro attraverso il ponte di Øresund - la tratta mista stradale/ferroviaria che collega Danimarca e Svezia - o per mare e per terra, con tutta la vita che raccoglie intorno a sé. Non sono solo i compagni di viaggio, fissati nelle loro caratteristiche, nelle abitudini e manie, con i luoghi comuni delle conversazioni improvvisate per ammazzare la noia; o le burrasche sul mare che fanno volare alti gli aliscafi sulle onde, ma il “testimone” allarga le sue riflessioni alla vita, alla tecnologia, alla matematica, alla fisica, all’ambiente, al Covid, alla immigrazione, la guerra, il razzismo. Senza escludere le trasformazioni relative ai mezzi di trasporto pubblici avvenute in quarant’anni, in meglio e in peggio, soprattutto con le privatizzazioni. Con oggettività - ma si sente il sorriso divertito - fa il confronto tra il funzionamento dei treni e degli autobus in Svezia e Italia: noi risultiamo perdenti, ma ci rimane la consolazione di essere citati per la cucina salutare! Non manca il suo sorriso davanti al nostro proverbiale mammismo: “Sì, mamma, ho mangiato!” è la risposta al telefono, di una universitaria italiana diretta alla stazione di Lund.

Le pagine di Larsson scorrono veloci e alimentano la curiosità, perché ognuno vi ritrova un po’ di sé, delle proprie esperienze, del proprio modo di intendere la vita, e aspetta qualche scambio di battute raccolte sul treno: “Secondo te pioverà oggi?” “Dipende dal tempo!”

Il pendolarismo può essere una scelta o una necessità: Larsson conferma che i mezzi pubblici rimangono i più sicuri di quelli privati, ma ritiene che ai pendolari sia dedicata poca attenzione, infatti scrive “che chi lavora al Ministero dei Trasporti non ha la minima empatia per i viaggiatori e la loro sorte”. Che invece i pendolari meriterebbero di più, con tutto ciò che affrontano, con la loro pazienza, con il loro alzarsi all’alba, così importanti per la crescita economica di un paese. E continueranno a pendolare, nonostante gli ostacoli, le tempeste sul mare, i ghiacci, le eruzioni vulcaniche, la violenza che si allarga a macchia d’olio, i mendicanti che aumentano, la massa di gente in fuga dalle guerre: “Si continua a pendolare come sempre, magari con un nodo allo stomaco, e intanto si finge che il mondo non sia così disumano come è in realtà”.

 

Marisa Cecchetti


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