Si chiamava Bellezza. Bellezza Orsini, figlia di Pietro Angelo e al servizio della famiglia Orsini, feudataria di Monterotondo in Lazio. Gli atti di un processo del 1528, celebrato a Fiano Romano, dicono che fosse una strega. Sottoposta a tortura per dodici volte – la terribile corda, che slogava e distruggeva articolazioni e muscoli, ma con ogni probabilità non solo questo strumento di afflizione – confessò quello che non era: una strega intrattenutasi anche in rapporti carnali con il diavolo intorno al famigerato noce di Benevento.
Sapeva leggere Bellezza e scrivere, fatto non scontato per una donna e per i tempi che correvano, tanto da lasciare una breve testimonianza di suo pugno, stilata nel proprio dialetto e inserita e ampliata in una più ampia relazione ufficiale di quaranta pagine. Sapiente conoscitrice di erbe e guaritrice, soprattutto curiosa dei segreti naturali e innamorata della conoscenza: per migliorare certo le proprie condizioni materiali, ma anche per un sincero moto intellettivo e dell’anima. Ragione, cognizioni scientifiche seppur con un quid di empirismo e desiderio d’indipendenza contro arbitrio, ignoranza, superstizione e l’oscurità del potere religioso-secolare nella sua peggior accezione.
È rivissuta questa emblematica, tragica, vicenda, con il suo afflato e con il martirio concluso da un suicidio tramite chiodo in gola (sottraendosi in tal modo al rogo e, paradossalmente, salvando anche il proprio scritto autografo), sul palcoscenico del Teatro Gerolamo. Sabato 25 e domenica 26 gennaio è andata in scena Bellezza Orsini. La costruzione di una strega (produzione Centro Teatrale Artigiano) con l’interpretazione più che intensa, una immedesimazione magistrale da parte di Maria Cristina Gionta. 70’ (senza intervallo) che inchiodano con la tensione delle parole e degli eventi, commuovendo e sconvolgendo.
Il testo di Michele De Sivo è assolutamente rispettoso dal punto di vista filologico immergendoci in un flusso linguistico affascinante e consentendo di ricostruire quella temperie culturale ed esistenziale, nonché storica (il Sacco di Roma dei Lanzichenecchi di Carlo V era ancora lì, a gravare), la drammaturgia e la regia di Silvio Giordani risultando altrettanto perfette. Completano il cast i brevissimi Luca Negroni ed Emiliano Ottaviani, quest’ultimo esecutore dal vivo anche delle suggestive musiche.
Il Teatro Gerolamo è una meravigliosa architettura, una sorta di Piccola Scala, dalla ricca e straordinaria programmazione. Fra i prossimi spettacoli Capinera, venerdì 31 gennaio, ispirato al romanzo di Giovanni Verga, di e con Rosy Bonfiglio e musiche di Angelo Vitaliano, e un concerto di musica barocca, sabato 1° febbraio, con l’ensemble laBarocca (dirige il Maestro Ruben Jais). E, a seguire, uno spettacolo sulla Duse, le marionette dei Colla, il Circoteatro, Charlie Parker, un lavoro su Luigi Tenco, Achille Campanile, un concerto di mandolini e pièces varie.
Un tempio della cultura che diverte, appaga e forma.
Teatro Gerolamo, Piazza Cesare Beccaria 8 (M1 Duomo), Milano. Info e prenotazioni: uffici tel. 0236590120/122 (da lun a ven 10-18,30), biglietteria tel. 0245388221 (nei giorni di spettacolo a partire da 4 ore prima), WhatsApp 3456990726, e-mail info@teatrogerolamo.it, sito Internet www.teatrogerolamo.it.