– Ho ucciso mio fratello, si chiamava Caino.
– Caino… Caino… ma lei, da dove viene?
– Piuccheperfetto. Chiedo clemenza, io mi sono difeso…
– Ma lei parla del Caino della Genesi?
– Non so, sono solo un povero pastore di pecore…
– Senta, signor… il signor?
– Abele, vostro onore.
– Senta, signor Abele, lei è pregato di non importunare la gente che lavora, di non riesumare storie morte e sepolte.
–Volevo solo che la verità si sapesse: Caino voleva uccidere me, ma io ho fatto prima di lui.
– Rifletta signor Abele sull’asserzione blasfema: lo dice la Bibbia – parola di Dio – che Abele morì per mano del fratello cattivo.
– Vostro onore, questo non è giusto. Io sono qui davanti a questa corte per scagionare il mio fratello lavorator de la terra, che è vero, sì, mi disse andiamo a’ campi…
– Embè?
– Sa, Caino offrì i suoi frutti ma il Signore…
– Si spieghi, quale signore?
– …ma il Signore Iddio riguardò agnellini e grasso di pecora e Caino…
– E Caino?
– Sa come succede tra fratelli, no? Uno è geloso dell’altro, ma mica per cattiveria…
– Concluda per favore, siamo in chiusura.
– Beh, come le dicevo, Caino disse andiamo a’ campi e una volta arrivati si levò contro di me per uccidermi.
– Ma se lei è qui vivo e vegeto!
– Beh, come le dicevo all’inizio, io mi sono difeso. E quando il Signore mi chiese: Ov’è Caino, tuo fratello? io risposi: non so; son io guardiano del mio fratello?
– Oh beh, senta lei: ma che si va inventando? Che storie va rimescolando?
– Le sto dicendo la verità, tutta la verità, solo la verità. Sono pronto a giurarlo sulla Bibbia: sono un fratricida.
– E da me cosa vuole?
– Intendo pagare il mio debito con la Giustizia, la prego di processarmi.
– Ma qui non risulta nulla a suo carico, caro lei, e nessuno l’ha citato.
– Insisto, voglio pagare il mio debito.
– Tempo scaduto, signor mio, guardi l’ora: mezzogiorno in punto. Ora si va tutti a mangiare.
– A chi altro posso rivolgermi per dichiarare il mio crimine e riabilitare la memoria di mio fratello?
– Mah… provi – che so – al Sant’Uffizio…
– Grazie vostro onore. Non conosco Ente né ubicazione, mi dia la prego almeno un indizio…
– Radiotassisamarcanda, cerchi alle pagine gialle, offra una lauta mancia e, una volta arrivato a destinazione – questo è il mio consiglio – confessi al primo giro di vite.
– Ma io intendo dichiarare spontaneamente il mio delitto: perché dovrebbero torturarmi?
– Eh, signor Abele, si vede che lei non è di questi posti…
– Non comprendo ma mi adeguo: nego tutto, vostro onore; mio fratello Caino gode ottima salute e andiamo come sempre perfettamente d’accordo. Arrivederci e grazie.
– Aspetti, aspetti solo un momento: sente la sirena dell’ambulanza? Ora la vengono a prendere e la portano in un posto molto igienico dove le faranno dimenticare tutta questa brutta storia… non abbia timore: solo qualche piccola scossetta elettrica al cervello e…
– Ma lei è pazzo: cosa dovrei dimenticare, la verità?
– Ahi ahi, lei mi ha dato del pazzo? E io l’accuso di oltraggio alla corte! Ci vediamo quando esce dalla clinica psichiatrica, caro il mio Abele, e giuro che gliela faccio pagare cara.
– Già che ci siamo, quasi quasi l’ammazzo. Tanto, con questo tipo di giustizia, può darsi che mi fanno lo sconto: ammazzi due e paghi per uno.
– Cosa dice?
– Nulla, nulla, stia pure tranquillo.
Maria Lanciotti