La ventottesima edizione del festival ha avuto come sempre la sua conclusione con una tre giorni finale ambientata a Clusone e dintorni. Come sempre, salvo poche e lontane assenze, sono riuscito ad assistere ad almeno una giornata di quello che per me rappresenta il festival ideale: abbastanza vicino geograficamente, ma soprattutto con una encomiabile coerenza progettuale e una inesausta capacità propositiva nei confronti delle nuove tendenze e dei giovani musicisti. Anche quest’anno il festival ha avuto una durata vicina ai due mesi, con concerti che hanno coinvolto comuni limitrofi e non e, ormai abituale, uno sconfinamento a Finale Ligure. Sono stato combattuto a lungo su quale serata preferire, poi ha prevalso il sabato, anche se mi è spiaciuto moltissimo rinunciare al concerto in solo di Paolo Angeli.
Si comincia nel tardo pomeriggio nel Parco del Museo Etnografico di Ardesio, sotto un solo cocente è di scena il Talm trio, gruppo capitanato dal trombonista Mauro Ottolini e completato dalla fisarmonica di Fausto Beccalossi e dal clarino di Daniele D’Agaro. Repertorio vario e eterogeneo, che spazia dalle marchin’ band di New Orleans a brani meno battuti di grandi compositori (“Tina” di Duke Ellington), per toccare il fado con una composizione di Amalia Rodriguez, la musica etnica con un pezzo dal Suriname e chiudere il concerto con “All the world is green” di Tom Waits. In grande spolvero Ottolini, fantasioso e ricco di swing, perfettamente contrappuntato dalle sortite lucide ed essenziali di D’Agaro. Beccalossi è il trait d’union di un gruppo interessante, lucido e divertente.
La serata è dislocata a Castione anziché nella storica Corte S. Anna, e questo purtroppo è uno dei probabili motivi di una affluenza iniziale decisamente inferiore alle aspettative. Peccato per chi non c’era perché il Limousine trio si dimostra subito gruppo di assoluto valore e di formidabile impatto. Laurent Bardainne al sax tenore e all’organo Hammond, David Aknin alla batteria e il talentuoso Maxime Del Pierre alla chitarra danno vita ad un set fresco, intelligente e assolutamente trascinante. Difficile descrivere il sound, una musica estremamente visiva e ricca di molteplici influenze, dove il jazz è più un‘idea libertaria che uno stile preciso. Il Limousine suona come i più evoluti musicisti rock avrebbero dovuto fare se il business ed i media non avessero incanalato, modificato e stravolto lo spirito originario di questa straordinaria musica. I R.E.M. riempiono gli stadi ma la loro è una musica concettualmente vecchia . Il Limousine Trio non riempie nemmeno la metà di un piccolo teatro ma , accidenti, un solo loro brano ha più idee di gran parte delle proposte ascoltabili in questa estate festivaliera e senza barriere di generi.
Strepitoso il set di Tinissima Quartet del bravo Francesco Bearzatti. Una serie di composizioni dall’impatto immediato e trascinante, una formidabile sezione ritmica e due solisti in gran spolvero: il segreto è semplice da descrivere e difficilissimo da conseguire. Il gruppo ha eseguito nella sua intera forma la 'Suite For Tina Modotti', proposta che è raccolta anche nell’ultimo bellissimo album di Bearzatti. Poco più di un’ora di musica vibrante, sensuale ed esplosiva, fortemente ritmata e sottolineata a più riprese da applausi scroscianti da un pubblico avvinto e ammirato. Tempi leggermente dilatati rispetto all’album, con uno spazio maggiore per i solisti che ben ripagano le aspettative degli appassionati. Falzone alla tromba è secco ed esplosivo, Danilo Gallo sa cavare una sonorità avvincente alla chitarra basso elettrificata ed è potente e aggressivo al contrabbasso. Zeno De Rossi si conferma implacabile motore, pirotecnico ed essenziale, trascinante batterista dotato di raffinatezza e forza. Bearzatti continua a crescere sia come solista che come compositore. È oggi una realtà magnifica, forse la proposta italiana più stimolante e creativa in questo momento.
“Clusone Jazz Festival” è una garanzia oltre che una realtà consolidata. Il pubblico, anche quello degli appassionati jazzofili, evidentemente segue le mode ed affolla altre platee. Per fortuna Livio Testa ed i suoi non hanno mai ceduto alle tentazioni di banalizzare il loro festival in cambio di maggiore visibilità. Ed io spero tanto che continuino così.
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Roberto Dell'Ava