Pianeta jazz e satelliti
Una giornata al Festival Jazz di Clusone
'Limousine trio' 
31 Luglio 2008
 
 

La ventottesima edizione del festival ha avuto come sempre la sua conclusione con una tre giorni finale ambientata a Clusone e dintorni. Come sempre, salvo poche e lontane assenze, sono riuscito ad assistere ad almeno una giornata di quello che per me rappresenta il festival ideale: abbastanza vicino geograficamente, ma soprattutto con una encomiabile coerenza progettuale e una inesausta capacità propositiva nei confronti delle nuove tendenze e dei giovani musicisti. Anche quest’anno il festival ha avuto una durata vicina ai due mesi, con concerti che hanno coinvolto comuni limitrofi e non e, ormai abituale, uno sconfinamento a Finale Ligure. Sono stato combattuto a lungo su quale serata preferire, poi ha prevalso il sabato, anche se mi è spiaciuto moltissimo rinunciare al concerto in solo di Paolo Angeli.

 

Si comincia nel tardo pomeriggio nel Parco del Museo Etnografico di Ardesio, sotto un solo cocente è di scena il Talm trio, gruppo capitanato dal trombonista Mauro Ottolini e completato dalla fisarmonica di Fausto Beccalossi e dal clarino di Daniele D’Agaro. Repertorio vario e eterogeneo, che spazia dalle marchin’ band di New Orleans a brani meno battuti di grandi compositori (“Tina” di Duke Ellington), per toccare il fado con una composizione di Amalia Rodriguez, la musica etnica con un pezzo dal Suriname e chiudere il concerto con “All the world is green” di Tom Waits. In grande spolvero Ottolini, fantasioso e ricco di swing, perfettamente contrappuntato dalle sortite lucide ed essenziali di D’Agaro. Beccalossi è il trait d’union di un gruppo interessante, lucido e divertente.

 

La serata è dislocata a Castione anziché nella storica Corte S. Anna, e questo purtroppo è uno dei probabili motivi di una affluenza iniziale decisamente inferiore alle aspettative. Peccato per chi non c’era perché il Limousine trio si dimostra subito gruppo di assoluto valore e di formidabile impatto. Laurent Bardainne al sax tenore e all’organo Hammond, David Aknin alla batteria e il talentuoso Maxime Del Pierre alla chitarra danno vita ad un set fresco, intelligente e assolutamente trascinante. Difficile descrivere il sound, una musica estremamente visiva e ricca di molteplici influenze, dove il jazz è più un‘idea libertaria che uno stile preciso. Il Limousine suona come i più evoluti musicisti rock avrebbero dovuto fare se il business ed i media non avessero incanalato, modificato e stravolto lo spirito originario di questa straordinaria musica. I R.E.M. riempiono gli stadi ma la loro è una musica concettualmente vecchia . Il Limousine Trio non riempie nemmeno la metà di un piccolo teatro ma , accidenti, un solo loro brano ha più idee di gran parte delle proposte ascoltabili in questa estate festivaliera e senza barriere di generi.

 

Strepitoso il set di Tinissima Quartet del bravo Francesco Bearzatti. Una serie di composizioni dall’impatto immediato e trascinante, una formidabile sezione ritmica e due solisti in gran spolvero: il segreto è semplice da descrivere e difficilissimo da conseguire. Il gruppo ha eseguito nella sua intera forma la 'Suite For Tina Modotti', proposta che è raccolta anche nell’ultimo bellissimo album di Bearzatti. Poco più di un’ora di musica vibrante, sensuale ed esplosiva, fortemente ritmata e sottolineata a più riprese da applausi scroscianti da un pubblico avvinto e ammirato. Tempi leggermente dilatati rispetto all’album, con uno spazio maggiore per i solisti che ben ripagano le aspettative degli appassionati. Falzone alla tromba è secco ed esplosivo, Danilo Gallo sa cavare una sonorità avvincente alla chitarra basso elettrificata ed è potente e aggressivo al contrabbasso. Zeno De Rossi si conferma implacabile motore, pirotecnico ed essenziale, trascinante batterista dotato di raffinatezza e forza. Bearzatti continua a crescere sia come solista che come compositore. È oggi una realtà magnifica, forse la proposta italiana più stimolante e creativa in questo momento.

 

Clusone Jazz Festival” è una garanzia oltre che una realtà consolidata. Il pubblico, anche quello degli appassionati jazzofili, evidentemente segue le mode ed affolla altre platee. Per fortuna Livio Testa ed i suoi non hanno mai ceduto alle tentazioni di banalizzare il loro festival in cambio di maggiore visibilità. Ed io spero tanto che continuino così.

 

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Roberto Dell'Ava


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