Francis Picabia, Parigi, 1879-1953 Pittore francese di origine cubana, approda al dadaismo dopo un’esperienza fauve e poi cubista. Nel 1915 si trasferisce a New York, dove ritrova anche Marcel Duchamp e Man Ray con i quali costituisce il nucleo fondamentale del dada americano. Nel 1918, tornato in Europa, entra in contatto con Tzara. Sono gli anni in cui si conclude l’esperienza dada i cui esponenti confluiscono nel nascente movimento surrealista. Nel secondo dopoguerra, influenzato dalle poetiche dell’informale, si dedica per qualche tempo alla ricerca astratta, per poi tornare al surrealismo.
(La pittura moderna a cura di Stefano Zuffi, Electa)
Vibrazioni
(di linee cromatiche modulazioni)
Tra flussi e riflussi, il flutto s’abbatte ripido;
rapido s’innalza e forma l’onda,
spumeggiante, tumultuosa, rumorosa, morbida;
carezzevole nel tocco gentile;
paurosa nel tonfo fragoroso;
fresca come grano falciato,
perlacea come ostrica schiusa.
Refrigerio all’animo anelante.
Amorevole, la sua mano reggeva me tremante nell’acqua ribollente;
nel gorgo recitante alla mente affetti sopiti, volti svaniti, voci perdute;
nel mulinello, inebriante sul capo, riverso sui miei pensieri;
nel flutto danzante tra risa e grida, di noi,
ebbri di acqua gorgogliante come sistri amanti.
Strisciante era l’onda sul piede incerto
ma non frenante l’ebbrezza.
Rifrangente, colpiva l’occhio,
il grigio chiaro a sprazzi cupo del cielo.
Le nuvole sfuggivano sinuose alle insidie del vento;
i raggi sottraevano loro il velo trasparente,
e il fiore pudico si calava nel flutto;
si apriva la corolla al tocco amante,
e l’occhio divertito rincorreva nel gioco l’onda,
che,
sensuale,
scherzava col vento, quale fanciulla con l’amore ardente.
Suoni nella brezza mattutina;
ritmi dei nostri fremiti anelanti in un groviglio di strisce danzanti:
ritmi verticali, arcuati, sfumati, modulati sulle forme dell’onda a noi avviluppata.
Anna Lanzetta
Francis Picabia, La musica è come la pittura, 1917, olio su tela, cm 120x67.
Collezione privata