Osservo il nome biblico Dalila in zumero (cfr. Wikipedia).
I zumeri precedettero Israele nella stessa area medio-orientale; lasciarono i nomi.
Se cominciamo finalmente a riconoscere ciò che c’era prima, ed ignoriamo tutti i significati sovrapposti, andremo alla fonte non inquinata. Non è vero?
Sillabo il biblico de-li-lah, it. dalila, in zumero dalila.
Il nome Dalila deriva dall'ebraico Delilah, che ha la sua radice semantica d-l-l (dolal) che vuol dire “languire” oppure “vacillare”. Il nome poi dall'ebraico è stato trasformato in greco come Δαλιλα (Dalila) ed è arrivato così fino al latino e poi all'italiano.
Leggo dal centro li, “io sono in gioia”. Segue foneticamente lil, interno, a li-la. Finisce il trittico da, “che accompagna”.
En lil, “signor lil” è dio dell’Aria (per molti: vento). Omologa con la-la, studiato in “LA LA, gioia”.
La intermedio vale “prendere piacere”:
la-la…gi4 (-gi4)
to bring pleasure; to become satisfied, sated (‘joy’+ ‘to turn to, to restore’). (Halloran: 155)
“Prendere piacere che accompagna” risulta dal finale:
-da5
An OS form of the comitative suffix da [senza numero]. (Halloran: 38)
Leggo, dunque: da- li- la, “io sono in gioia nel piacere che accompagna”.
Carlo Forin