A un certo punto non importò più.
Gli ordinai di fare strada.
Oltre. Tanto lontano che non ero più me stessa
ben prima di non essere più al sicuro.
Mi spoglio di tutto, tranne dell’essere.
C’è un attimo, perfino al cospetto
della sconfitta, quando la mera caccia
basta. Ho vissuto rapidamente,
con tutta la mia vita che mi scompariva
attorno come un suono
che si libra in aria e svanisce
senza un’eco. Dopo il canto
il disincanto. Il cuore in una morsa.
Poi il ricordo. Poi il ritrarsi
nel presente. Quel silenzio.
Non vuoto, ma peso.
Ho sentito i miei passi marcare lo spazio
che dovevo percorrere. Allora fui io
a fare strada. Trascinavo entrambi
in questo mondo. Ero reale. Più reale
perfino di ciò che venne dopo.
Trad. Damiano Abeni