Ieri, a mezzanotte, Serena Rossi ha cantato a ‘Canzone segreta’ la mia canzone,* che ho dal 1982, quando uscii dall’Università di sociologia di Trento cantando ‘Che sarà della mia vita chi lo sa’.
La ripropongo qua con i commenti che dovrebbero stupire anche voi.
Paese mio [Vittorio Veneto]
Che stai sulla collina [mt. 199 di quota, nell’anfiteatro morenico del ghiacciaio del Piave]
Disteso come un vecchio addormentato [Comune con l’età media più alta del Veneto]
La noia, l’abbandono, niente solo la tua malattia [politica…]
Mi alzo e me ne vado via [in giro per l’Italia settentrionale].
Che sarà, che sarà, che sarà, che sarà della mia vita chi lo saaa.
Adesso, 39 anni dopo, so quel che è seguito: gioie e tormenti, vittorie e sconfitte [fino al coma da emorragia cerebrale dell’aprile 2002] e all’esito glorioso conseguito lungo trent’anni di ricerca linguistica delle origini della lingua: l’italiano discende dal neo-latino che discende dal latino che discende dal zumero-accado.
In Tellus-folio posso consapere questo e narrarlo serenamente.
Carlo Forin
* Come la sua canzone, portata in Italia dal brasiliano Josè Feliciano al Festival di Sanremo e resa famosa dai Ricchi e Poveri.