Quando la “G” s’accalca nella gola
come migliaia di “Gi” che s’accapigliano
per cercare la O, portarla via
e spanderla nell’aria infervorata.
E si snodano entrambe, sparpagliate,
dietro altre uguali che sono già esplose.
E sparano mine rotolanti
e se ne vanno per gli spazi stupiti.
E la “L” finale, come un suono,
come timbro di metallo vibrante,
freme, corda di polso elettrizzante,
e intanto cerca il diapason dei palpiti.
Le tre insieme saranno il grido sommo.
Quello che ha atteso crescendo, acquattato.
Che può esserci o no, ma quando è dato
ha polvere, scintille, scoppio, fumo…
Trad. Antonella Ciabatti