Travolgente come un'onda, Ondina,
saltavi gli ostacoli, vaporosa e leggera
come una nube nell'alto, muscoli
di ferro e seta, i capelli al vento
della Storia, che mai possiamo sapere
quanto crudele essa si rivelerà.
Il sole in un sorriso, così di te dicevano,
e tu volavi, Ondina, nelle piste
del silenzio interiore, nel brusio
sterminato della folla anonima
che popolava lo stadio di Berlino;
tu, come la luce dopo il buio,
passo dopo passo, salto dopo salto,
ottanta metri di finito infinito
al traguardo, tregua alle umane fatiche,
della gloria, prima italiana di sempre
a cingersi il collo dell'oro di Olimpia.
E l'arena pavesata d'infausti simboli
perdeva i suoi angusti confini
di cemento e marmo;
ottanta metri oltre quelle croci uncinate
e i saluti a braccio teso,
che non ti appartenevano:
troppo giovane il tuo essere nel mondo,
proiettata a un altro futuro,
e troppo antica la tua fatica di atleta.
Leni ti fissò nel tuo moto potente
e aereo, orizzontale e verticale
nel contempo, mentre disintegravi
la distanza, la volgare misura
dell'incognito spazio, e tagliavi
la linea fatale, come alla scoperta
di un orizzonte estremo
oltre il quale giacciono i significati.
E l'amica-nemica Claudia,
nell'ombra della sconfitta,
in abbandono all'oblio altrove,
guardava il tuo sorriso.
Il tuo sorriso... Il sole in un sorriso,
Ondina, prima della tragedia del mondo.
Alberto Figliolia
Trebisonda “Ondina” Valla (Bologna, 20 maggio 1916 – L'Aquila, 16 ottobre 2006), campionessa olimpica (Berlino 1936) negli 80 m ostacoli, primo oro italiano nei Giochi a cinque cerchi