Increschantüna. Utuon/ schnüda/ manzinas/ e tessa/ cun maun/ da diala/ sieu tapet/ sgiaglio// Nüvlas/ d'utschels/ ins-chüran/ il firmamaint/ e's laschan/ inaivrir da/ luntanaunzas
Nostalgia. L'autunno/ spoglia/ i rami/ e tesse/ con mano/ di fata/ il suo tappeto/ variopinto// Nuvole/ d'uccelli/ oscurano/ il firmamento/ e si lasciano/ inebriare dalla/ lontananza
Zuoz. O anche Zutz, in tedesco. O Zozzio, seppur desueto, in italiano. Zuoz è la denominazione in lingua romancia di questo comune svizzero del Canton Grigioni, sulla riva sinistra dell'Inn, in una delle più belle regioni del pianeta, l'Engadina dalla sublime vertiginosa bellezza. Il romancio è un idioma retoromanzo e fino al XIX secolo era parlato, nella sua variante ladin putér, da tutti gli zuozer, vale a dire gli abitanti di Zuoz. Ancora verso il 1880 il romancio era parlato dall'85% circa della popolazione. Oggi la percentuale si è ridotta a poco più di ¼. Ed è una lingua (in ogni caso è una lingua ufficiale della Confederazione Elvetica) incantevole, di grande suggestione sonora, musicale, ammaliante. Arriva da ere lontane, la speranza è che non si estingua.
Irma Klainguti era una poetessa di Zuoz, là nata nel 1917 e ivi morta nel 2000. Esercitava nella comunità le funzioni di maestra e per oltre trent'anni è stata organista nella chiesa riformata di San Luzi (San Lucio) a Zuoz.
La poesia della Klainguti riflette le splendide specificità della sua terra, quella Natura così prodigiosa, fra acque, ghiaccio e monti il borbottio del vento, che può divenire forza dirompente, il freddo cristallino, il cielo in preda al turbinio della neve o di un blu così profondo da dar quasi l'idea di esser trapassabile fino alla scoperta di una nuova entità cosmica. E la semplice magnificenza dei borghi di pietra e legno, magioni di antica sapienza e raffinati particolari. È un luogo del pensiero l'Engadina. Di calma meditazione, con gli elementi naturali a popolarci l'anima. Un sentimento quieto, d'immedesimazione con l'ambiente circostante, di penetrazione immediata nel senso dell'esistere.
Föglias/ sutunzas/ inchantedas/ da lur sot/ nun appartegnan/ ne al tschêl/ ne a la terra// Il vent tillas/ ho buffedas/ notiers/ sainza böt// Forsa/ our dals/ üerts luntauns
Foglie/ ballerine/ incantate/ dalla loro danza/ non appartengono/ né al cielo/ né alla terra// Il vento/ le ha soffiate/ qui/ senza meta// Forse/ da/ orti lontani
E sorge spontanea la domanda...
Chi sun eau?/ Sbrinzia/ Nüvla/ Vent?
Chi sono io?/ Scintilla/ Nuvola/ Vento?
Come le rondini che tornano e vanno e tornano da sempre...
Randulinans/ as tschetchan/ fand lur/ rinchs/ aint il/ tschêl// As chattan/ As perdan/ i'l ajer/ transparent// Am laschan/ inavous/ in abandun/ ansiusa/ da partir
Rondini/ si cercano/ facendo i loro/ cerchi/ nel cielo// Si trovano/ si perdono/ nell'aere/ trasparente// Mi lasciano/ indietro/ in abbandono/ ansiosa/ di partire
Le poesie di Irma Klainguti non hanno soverchie complicazioni intellettualistiche, ma nella loro semplicità ed essenzialità toccano i temi profondi del nostro passaggio nel mondo. Attraverso questo apparente medium bucolico, attraverso la scelta di versi brevissimi, talora costituiti di una sola parola, nutriti di “vuoti” e silenzi, si snoda la visione: luminosa, accogliente, serena...
Culaischems/ combels da/ früts madürs/ as sgoban/ sur la saiv// Föglias/ ninan cul/ vent// Velas sül mer// Glüsch/ dapertuot
Sorbi/ colmi di/ frutti maturi/ si chinano sulla siepe// Foglie/ si cullano al/ vento/ Vele sul mare// Luce/ dappertutto
E anche i brevi tormenti – della quotidianità, dell'amore... – vengono riassorbiti da una dimensione altra, alta, di quietudine e placida, pacata, accettazione...
Suvenz/ sfüg'ün/ surrir/ sülla/ collina/ da mieus/ lefs// As zoppa/ aint ils/ anguls/ da mia buocha// As perda/ aint in/ mieu cour
Sovente/ sfugge un/ sorriso/ sulla/ collina/ delle mie/ labbra// Si nasconde/ tra gli/ angoli/ della mia bocca// Si perde/ dentro/ il mio cuore
Come detto, la musicalità della lingua giova non poco...
Vussas fluors chadagna/ chi scu prümas/ zieva lung inviern/ iglüminais/ preda e chinchers/ e regalais a l'orma/ tuot quella clarited
Voi soffioni/ che per primi/ dopo un lungo inverno/ illuminate/ prati e dirupi/ e regalate all'anima/ tutto quel chiarore
Ed è bello leggere le poesie anche in romancio, perdersi in un mondo quasi fatato, eppure così meravigliosamente concreto e materico. Come l'Engadina, un luogo dove puoi pensare, per quel che concerne la Natura, che veramente potrebbe esistere un'idea creatrice: nel sibilo del vento, nelle fioriture della primavera, nel biancore estremo delle cime, nel verde dei prati e dei boschi, negli insediamenti umani solidali e coerenti con l'ambiente, nella mormorante venustà delle acque che si dirigono altrove.
Irma Klainguti... poesia del paesaggio, come complesso sentimentale e storico, poesia dell'anima.
Alberto Figliolia
Irma Klainguti, Poesias Poesie
d&p, 2018, pp. 56, CHF 20
(a cura di Elena Wullschleger; consulenza letteraria di Dumenic Andry; traduzione di Mario Speroni; illustrazioni di Maya Wäber)
Paolo Gir: “Combinazioni di nuvole, l'orto abbandonato sotto la brina, stelle filanti in una notte di agosto, il sorbo sepolto sotto la neve, intrecci di voli di rondine e altro ancora ridanno la voce di un oracolo che, indistinto e nascosto, attende di essere ascoltato e inteso. [...] Come è di ogni vera poesia, anche nei versi di Irma Klainguti il mistero e il miracolo non sono al di là del naturale. Ambedue le visioni formano un'identità con il mondo da cui sorgono: in poesia il naturale è sempre soprannaturale, e il soprannaturale, visto con lo sguardo del fanciullo in noi, è sempre naturale”.
Rico Valär (Università di Zurigo): “Si tratta di poesie brevi e modeste (che non vuol dire mediocri, anzi... nda) ma colme di esperienze e sentimenti, intrise di melodia e canzoni. Il valore poetico di questi versi semplici e naturali si trova nell'atmosfera lirica cui danno vita. Questa atmosfera non muore con l'ultima parola bensì persiste ancora a lungo dopo che essa sia stata pronunciata”.
Elena Wullschleger: “Colsi dai suoi versi [...] una profonda nostalgia dell'altrove e una garbata meraviglia per le piccole cose del quotidiano. Irma Klainguti sapeva cogliere e accogliere tutto come un dono: le nebbie lungo il fiume, la brina che faceva da mantello agli orti, il volo delle rondini che salutavano il mattino o il vento che le scompigliava capelli e ricordi”.