«È domenica e tu chissà che cosa fai/ ti rivedo sempre lì che mi dici che mi vuoi/ la mia voglia è grande, è scandalosa ormai/ c’è una gatta accanto a me e non rinuncia a lei./ Aria, ti respiro ancora sai/ nell’aria, ti scaccio ma ci sei/ Voglia, tanta voglia dentro me/ una febbre che mi assale, io mi sento così male». La radio dell’Ápeiron suona questo vecchio successo di Marcella Bella. Io ed Anassimene di Mileto siamo seduti a un tavolino, nel bel mezzo di due famigliole che fanno chiasso, del noto locale del centro di questa nostra città.
Anassimene sta gustando il suo aperitivo: anch’io, del resto, ne ho ordinato uno per me.
GIANFRANCO: «Per via di rarefazione e di condensazione nascono tutte le cose?»
ANASSIMENE: «Sì dall’aria che si rarefà alla fine arriva il fuoco; dall’aria che condensa alla fine arriva la terra».
GIANFRANCO: «Dunque noi siamo fatti della stessa sostanza dell’aria?»
ANASSIMENE: «No. Noi siamo aria».
La radio in quel momento cambiò programmazione e scelse, per quella occasione, una vecchia canzone di Sammy Barbot. «Seguir la scia di un aeroplano/ scoprir lo scoglio dove un gabbiano va/ oh va/ che fa la nave lasciato il porto/ perché un viaggio non è finito mai/ oh mai/ e la mente torna/ a sognare un’onda/ un cielo blu/ aria aria di casa mia».
GIANFRANCO: «Sì lo so che l’anima è soffio vitale e probabilmente tu hai preso queste idee anche da questo fatto. Ma l’aria sembra più trascendersi che appartenerci».
ANASSIMENE: «L’aria è dentro di noi. Noi non potremmo vivere senza dell’aria».
La radio dell’Ápeiron propose un altro vecchio successo: «Canto per te che mi vieni a sentire/ suono per te che non mi vuoi capire».
GIANFRANCO: «Che vento oggi! C’è una corrente d’aria…»
ANASSIMENE: «In fondo è semplice. Tutte quante le cose sono fatte d’aria. L’elemento più immateriale. Tutte quante le cose hanno un'origine quasi trascendente».
GIANFRANCO: «E questo aperitivo?»
ANASSIMENE: «Una perdita d’aria».
GIANFRANCO: «E questo paninello?»
ANASSIMENE: «Tutto racchiuso in una bolla d’aria».
GIANFRANCO: «Anassimene, guarda che non è aria! Qui va tutto molto male. C’è qualcosa di immateriale che informa di sé e dirige tutta quanta la materialità. Mi sembra a dir poco arrischiato cercare l’aria dove vi è solamente farina, cereali e acqua. Questo mio panino non vuole dire affatto nessun’altra cosa fuorché se stesso. E se è fatto di aria ed io stesso sono fatto di aria si ha alla fine che occorrerebbe chiedersi: tutto il mondo è fatto di aria. Per quale diavolo di motivo, visto che nessuno potrebbe respirarla?»
ANASSIMENE: «Tu la puoi respirare».
GIANFRANCO: «Ma io sono fatto di aria».
ANASSIMENE: «Insomma c’è aria in più sul Pianeta Terra».
GIANFRANCO: «Abbonda l’aria».
ANASSIMENE: «Questa è aria che nessuno deve respirare».
GIANFRANCO: «Sembra un dogma metafisico».