E l’ansia di dire, l’ansia di trovare,
la parola testimone (io fra infiniti trilli, io
coriandola del Noi) che s’infilzi
(oh vanità!) nello stelo del mondo. E
ansia, ansia, ancora, ancora.
Della carne nostra, delle vene
nostre, dei nostri versi (oh, i più belli
sempre quelli andati tra le lame
della forbice) oh l’immoto
restare all’ombra (di quali cipressi se il
deserto dentro agli occhi?) oh, strapperò
(non strapperò) tutti i libri letti, da leggere, e i
miei versi che al ritorno nel solco aspettano
il nuovo (se sarà) giorno
al suo declino.
Pino Dell’Ago