Oggi la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia per la violazione della Direttiva 1999/31/CE, contestando al nostro Paese il metodo di smaltimento dei rifiuti nelle discariche di Malagrotta, Colle Fagiolara, Cupinoro, Inviolata, Fosse Crepacuore e Borgo Montello.
Con questa pronuncia l’intero sistema dei rifiuti del Lazio subisce una pesantissima bocciatura dall’Europa, visto che – per molti anni e nonostante i continui richiami della Commissione – negli invasi elencati si è continuato a smaltire “tal quale”. La Corte, inoltre, ha ribadito che i trattamenti necessari per il conferimento dei rifiuti in discarica non comprendono la cosiddetta trito vagliatura. In merito a questa ultima contestazione v’è da aggiungere che l’associazione Radicali Roma - attraverso diverse prove fotografiche - ha dimostrato che anche durante il 2013 in diversi invasi del Lazio si è continuato ad interrare “trito vagliato”, checché ne dicano autorevoli esponenti della Regione.
Ma v’è di più, il giudizio odierno della Corte potrebbe avere una rilevanza tale da poter divenire a tutti gli effetti una sentenza pilota. Infatti, la condanna del nostro Paese sul “caso Lazio” potrebbe avere ripercussioni su tante altre discariche italiane che continuano a ricevere il c.d. “tal quale”. Basta andare a leggersi gli ultimi due rapporti dei Rifiuti Urbani a cura dell’ISPRA per comprendere l’illegalità diffusa che si cela intorno allo smaltimento dei RSU. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale nel 2013, facendo riferimento a dati del 2012, certificò che la metà dei rifiuti raccolti (53%) a livello nazionale erano stati smaltiti in palese violazione della Direttiva europea 1999/31/CE, cioè senza essere sottoposti ad alcuna forma di pretrattamento, invero detta percentuale superava il 70% in sei regioni (Valle d’Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Marche, Campania e Piemonte), e il 50% in altre sei (Lazio, Basilicata, Veneto, Sicilia, Calabria, e Toscana).
L’ultimo rapporto ISPRA 2014, che riporta i dati del 2013, attesta nuovamente il comportamento illegale dell’Italia, infatti più del 40% dei rifiuti smaltiti in discarica non subiscono nessun trattamento preliminare.
Come Radicali – alla luce della sentenza di oggi e considerando i dati inequivocabili forniti dall’ISPRA – auspichiamo che la Commissione europea voglia intervenire rapidamente sugli innumerevoli invasi italiani che continuano a ricevere rifiuti senza rispettare l’obbligo di trattamento previsto dalla Direttiva 1999/31/CE.
Massimiliano Iervolino
(dal suo Blog, 15 ottobre 2015)