Diario di bordo
Massimiliano Iervolino. La Corte di Giustizia Europea condanna l’Italia sul caso Lazio 
Ora la Commissione intervenga sulle altre discariche
15 Ottobre 2014
   

Oggi la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia per la violazione della Direttiva 1999/31/CE, contestando al nostro Paese il metodo di smaltimento dei rifiuti nelle discariche di Malagrotta, Colle Fagiolara, Cupinoro, Inviolata, Fosse Crepacuore e Borgo Montello.

 

Con questa pronuncia l’intero sistema dei rifiuti del Lazio subisce una pesantissima bocciatura dall’Europa, visto che – per molti anni e nonostante i continui richiami della Commissione – negli invasi elencati si è continuato a smaltire “tal quale”. La Corte, inoltre, ha ribadito che i trattamenti necessari per il conferimento dei rifiuti in discarica non comprendono la cosiddetta trito vagliatura. In merito a questa ultima contestazione v’è da aggiungere che l’associazione Radicali Roma - attraverso diverse prove fotografiche - ha dimostrato che anche durante il 2013 in diversi invasi del Lazio si è continuato ad interrare “trito vagliato”, checché ne dicano autorevoli esponenti della Regione.

Ma v’è di più, il giudizio odierno della Corte potrebbe avere una rilevanza tale da poter divenire a tutti gli effetti una sentenza pilota. Infatti, la condanna del nostro Paese sul “caso Lazio” potrebbe avere ripercussioni su tante altre discariche italiane che continuano a ricevere il c.d. “tal quale”. Basta andare a leggersi gli ultimi due rapporti dei Rifiuti Urbani a cura dell’ISPRA per comprendere l’illegalità diffusa che si cela intorno allo smaltimento dei RSU. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale nel 2013, facendo riferimento a dati del 2012, certificò che la metà dei rifiuti raccolti (53%) a livello nazionale erano stati smaltiti in palese violazione della Direttiva europea 1999/31/CE, cioè senza essere sottoposti ad alcuna forma di pretrattamento, invero detta percentuale superava il 70% in sei regioni (Valle d’Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Marche, Campania e Piemonte), e il 50% in altre sei (Lazio, Basilicata, Veneto, Sicilia, Calabria, e Toscana).

L’ultimo rapporto ISPRA 2014, che riporta i dati del 2013, attesta nuovamente il comportamento illegale dell’Italia, infatti più del 40% dei rifiuti smaltiti in discarica non subiscono nessun trattamento preliminare.

Come Radicali – alla luce della sentenza di oggi e considerando i dati inequivocabili forniti dall’ISPRA – auspichiamo che la Commissione europea voglia intervenire rapidamente sugli innumerevoli invasi italiani che continuano a ricevere rifiuti senza rispettare l’obbligo di trattamento previsto dalla Direttiva 1999/31/CE.

 

Massimiliano Iervolino

(dal suo Blog, 15 ottobre 2015)


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