La chiamavano blog-trotter
era filologa, era filologa…
La chiamavano blog-trotter
citava se stessa in prima persona.
“Sono tra i libri, questo è il mio posto
sono filologa e non d’accatto,
oggi vi parlo qui da Chicago,
domani New York, Madrid, chissà…
Tutti i cubani non hanno fiducia.
Colpa di Castro, colpa di Castro.
Tutti i cubani non hanno fiducia.
Colpa di Castro, colpa di Castro”.
La blog-trotter poi ci ricorda
un vecchio post dove scriveva
le stesse cose che dice da tempo
senza annoiarsi, senza annoiarsi.
Lo dice lei che fa la filologa
ci ripete che impera il sospetto,
mentre mangia in salotti imperiali
beve vino, sorseggia champagne.
Quando poi rimonta in aereo,
torna a Cuba, afferma: “È un inferno.
Qui non posso neppure parlar!”.
Eccheccazzo! Verrebbe da dire.
Pure a Chicago un piccolo premio
un po’ di soldi, un viaggio pagato,
per la blog-trotter anticensura
che fonda giornali per la libertà.
La chiamavano blog-trotter
era filologa, era filologa,
jineteando per mezzo mondo
spezzando il pane della verità.