LA TUA VOCE
Che sia dolore alla porta dell’anima
giunto al varco della solitudine
quando smarrita la resa nell’ultima scelta
si torna a bagnare in mare la vita
con il vento tra i capelli sotto la pioggia d’inverno
e pelle nuda che non sa come morire
mentre trema senza ragione
divorando emozione.
A bocca aperta sulla soglia stretta
Il tempo si tuffa in un sogno senza ritorno
ballando sotto le stelle con piedi di cielo
nell’innocenza di mille farfalle in memoria
aperta la porta a chiave dietro la notte.
Il senso di te nella mente così vivo
nell’anima urlante libertà d’essere
con parole senza ore che s’accarezzano sole
La paura non scherza quando nasconde il cielo
e la dolcezza diventa pianto senza velo
dileguatasi come verbo d’amore
ha fame ma si dirige altrove
non più intero nell’insieme,
ma pensiero diviso che si contorce
nel dubbio sconfitto e nell’assenza di luce
la mia anima ha casa nella tua voce.
Rosaria Chiariello
Nota di Enrico Marco Cipollini
Una vera poesia, come sempre, di una voce autentica, sincera che già i lettori conoscono, Rosaria Chiariello, la quale non esita a scavarsi dentro, a vivere sempre a lei presente sia esso un rêve, un sogno ad occhi aperti, sia una sua esperienza, un suo vissuto. Sempre à coeur nu ci dice, esprime i suoi vissuti e apre nuovi sentieri a chi sa leggerla quando si denuda. Sono quei vissuti (Erlebnisse) che includono la percezione, la sensazione, l’empatia, la riflessione, la fantasia che si inseriscono nel «mondo-della-vita», come direbbe Husserl, disvelando il senso dell’originario di cui ne sentiamo la pregante assenza. È ben più di poesia intimista: è risolvere nella parola -è qui che sta la base di ogni poesia- il suo io in relazione con i vari livelli del vissuto della vita, darle un senso. Una breve riflessione, per conchiudere: perché tale ritorno a un prefilosofare, a un precatecoriale, a un pre-logico? Per riscoprire l’ingenuità, il significato del tessuto originario in una società che tende alla massificazione, al formicaio, all’anonimato dell’individuo sacrificato da meccanismi costrittivi societari che non tengono in minimo conto la dimensione estetica (non intesa come scienza del bello ma come mondo interiore e globale) dell’essere. Rosaria riesce a dar voce a quella follia ludica, a quel bambino che anela alla libertà di essere in comunione con il mondo, nel mondo. Rade così le stelle in un appello disperato e pieno di amore al cielo.