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Vetrina/ Rosaria Chiariello. La tua voce
10 Novembre 2013
 

LA TUA VOCE

 

Che sia dolore alla porta dell’anima

giunto al varco della solitudine

quando smarrita la resa nell’ultima scelta

si torna a bagnare in mare la vita

con il vento tra i capelli sotto la pioggia d’inverno

e pelle nuda che non sa come morire

mentre trema senza ragione

divorando emozione.

A bocca aperta sulla soglia stretta

Il tempo si tuffa in un sogno senza ritorno

ballando sotto le stelle con piedi di cielo

nell’innocenza di mille farfalle in memoria

aperta la porta a chiave dietro la notte.

Il senso di te nella mente così vivo

nell’anima urlante libertà d’essere

con parole senza ore che s’accarezzano sole

La paura non scherza quando nasconde il cielo

e la dolcezza diventa pianto senza velo

dileguatasi come verbo d’amore

ha fame ma si dirige altrove

non più intero nell’insieme,

ma pensiero diviso che si contorce

nel dubbio sconfitto e nell’assenza di luce

la mia anima ha casa nella tua voce.

 

Rosaria Chiariello

 

 

 

Nota di Enrico Marco Cipollini

 

Una vera poesia, come sempre, di una voce autentica, sincera che già i lettori conoscono, Rosaria Chiariello, la quale non esita a scavarsi dentro, a vivere sempre a lei presente sia esso un rêve, un sogno ad occhi aperti, sia una sua esperienza, un suo vissuto. Sempre à coeur nu ci dice, esprime i suoi vissuti e apre nuovi sentieri a chi sa leggerla quando si denuda. Sono quei vissuti (Erlebnisse) che includono la percezione, la sensazione, l’empatia, la riflessione, la fantasia che si inseriscono nel «mondo-della-vita», come direbbe Husserl, disvelando il senso dell’originario di cui ne sentiamo la pregante assenza. È ben più di poesia intimista: è risolvere nella parola -è qui che sta la base di ogni poesia- il suo io in relazione con i vari livelli del vissuto della vita, darle un senso. Una breve riflessione, per conchiudere: perché tale ritorno a un prefilosofare, a un precatecoriale, a un pre-logico? Per riscoprire l’ingenuità, il significato del tessuto originario in una società che tende alla massificazione, al formicaio, all’anonimato dell’individuo sacrificato da meccanismi costrittivi societari che non tengono in minimo conto la dimensione estetica (non intesa come scienza del bello ma come mondo interiore e globale) dell’essere. Rosaria riesce a dar voce a quella follia ludica, a quel bambino che anela alla libertà di essere in comunione con il mondo, nel mondo. Rade così le stelle in un appello disperato e pieno di amore al cielo.


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