A raffinati colpi di fioretto la tragicità del testo originale cede il passo alla più contemporanea tematica di una vita che reitera la solitudine del “si recita a soggetto” anche se non sempre diretti da un capocomico.
L'andamento circolare dell'impostazione teatrale conferma la continua ricerca nella quale l'interrogativo pirandelliano vita/teatro e teatro/vita è riaffermato proprio nella consapevolezza di una impossibile risposta.
Non passa inosservato infatti che le “quinte aperte sul palcoscenico” per le prove di sonoro costituiscano l'entrée al mixage recitativo e musicale sapientemente orchestrato dal regista.
La stessa modalità conduce il finale solo apparentemente scisso dal contesto che con ironia e buongusto d'intrattenimento ripropone la costante ricerca di identità.
La scenografia è un succedersi di colori e apre ad ipotesi di vele, mare, approdi e nella sua essenzialità agisce il dramma del femminicidio, dubbio, sospetto inganno e gelosia che tanto agita i nostri tempi.
Insieme ad una musica che propone dalla quinta di Malher alle sdolcinature da melodramma perché la vita è qui, in questo saliscendi dove tutto è appeso e dal quale tutto può ammarare o naufragare. (Patrizia Garofalo)