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NNI 25. Çlirim Muça. Un poeta albanese che scrive in italiano
Çlirim Muça
Çlirim Muça 
29 Giugno 2010
 

Çlirim Muça nasce nel 1965 in Albania da una famiglia di poveri contadini. Trascorre l’infanzia e la giovinezza a Cerme - Lushnje, dove compie gli studi di scuola superiore e svolge i suoi primi lavori: contadino, facchino e manovale. Nel 1990 lo Stato e il Partito del lavoro gli concedono il diritto di continuare gli studi universitari nella facoltà di Agronomia a Tirana. Nel 1991 decide di scappare all’estero passando per Grecia ed ex Jugoslavia, a piedi, in pullman e in treno, fino a giungere in Italia, dove passa cinque lunghi anni in clandestinità e per vivere fa i lavori più umili. Riuscito a ottenere la regolarizzazione della permanenza in Italia, vive e lavora prima a Milano e poi in Toscana, dove, insieme alla moglie, gestisce un piccolo albergo a Castiglioncello, in provincia di Livorno. Poeta, scrittore, drammaturgo e infine editore, si ritiene un perfetto autodidatta. Il suo primo libro Tani gjerave u japnje kuptim te ri raccoglie versi in lingua albanese. Milano–Tirana senza ritorno viene scritto insieme al poeta italiano Alberto Figliolia e le poesie vengono presentate con testo a fronte in albanese. Altri componimenti in versi sono: Da oltre il mare, Grido, Ombre sul mondo, Naufrago a Cerme, L’animale triste, Il breve volo e Poesie scelte, tutti in lingua italiana. Come narrativa citiamo: I racconti della terra dimenticata, Cento e una favola, Le avventure di un mezzo gallo e La lezione del lombrico. Per la rappresentazione teatrale e il cinema ha scritto Il delirio di Adrasto e altri drammi e Platone l’avrebbe chiamato amore, testi godibili anche nella semplice lettura. Poeta prolifico, subisce infine il fascino degli haiku e s’innamora perdutamente del genere: ha già pronte quattro raccolte di cui “Fango di strada” già pubblicato.

Tutti i suoi libri sono editi da ALBA LIBRI: www.albalibri.com.

In questa rubrica vogliamo presentare Çlirim Muça favolista esopico.

 

Gordiano Lupi

 

 

L’uccellino e il bruco

 

Un giorno un bruco, uscì allo scoperto alla ricerca di cibo, quand’ecco vide planare lì vicino un uccellino. Spaventato, si diede alla fuga, ma così sentì parlare il pennuto: “Non aver paura, bruco! Mi voglio solo dissetare con la rugiada intrappolata dalla tua peluria”.

Credendo alle sue parole, il bruco si fermò per meglio servire la rugiada all'uccellino. Questi iniziò a sorseggiare goccia dopo goccia con il suo beccuccio.

Ahi, ma tu mi stai facendo male! Non è modo di bere questo”.

Sai, dopo aver bevuto” rispose l’uccellino, “mi è venuta fame”.

E se lo mangiò.

 

 

Il lupo vegetariano

 

Un lupo, spinto dai morsi della fame, si fermò nell’orto di un pastore a mangiar carote e insalata. Svegliato dai rumori, il pastore rimase molto stupito nello scoprire il lupo nel suo orticello.

Come mai, lupo” disse, “ti nutri d’insalata?”

Gli rispose il lupo: “Perché ho cambiato abitudini alimentari. Mangiando verdure al posto della carne delle pecore non sarò più in conflitto con voi uomini”.

Piacque al pastore quel ragionamento e prese il lupo con sé, lo mise insieme ai cani a guardare le pecore. Ma una notte, mentre i cani dormivano, molte pecore azzannò quel lupo e molte altre ne trascinò via.

 

 

L’asino ministro dell’istruzione

 

Alla presentazione dell'asino come nuovo Ministro della pubblica istruzione, il leone avvertì: “Chiunque oserà chiamare somaro uno scolaro negligente se la vedrà con me. Perché tutti devono rispettare le autorità e in questo caso la figura del nuovo ministro”.

 

 

Le mucche e i cani

 

Ogni qualvolta le mucche andavano al pascolo, venivano aggredite da dei cani. Per quanto fossero più numerose e, messe insieme, più forti, la paura le faceva scappare via. Finché un giorno trovarono il coraggio di reagire e con le loro corna misero i cani alle strette, contro un muro.

Disse uno dei cani: “Non dovete prendervela con noi, semplicemente ubbidiamo agli ordini del nostro padrone”.

Sì, sì, lo sappiamo” risposero le mucche “che eseguite degli ordini, solo che ci mettete troppo zelo”.

E diedero loro una bella lezione.

 

 

La scimmia e le due gazzelle

 

In un paese lontano dove il sovrano era una scimmia regnava un caos totale. La scimmia dava ragione a tutti e un giorno diceva una cosa e l'altra affermava il contrario. Due gazzelle andarono da lei a lamentarsi delle iene, che le tormentavano da sempre, e a chiedere giustizia. La scimmia distribuì loro pacche e sorrisi, giurando di prendere a cuore la loro causa. Le due gazzelle si ritirarono e attardandosi nel corridoio, davanti alla sala delle udienze, poterono udire il serpente che deponeva contro le rane, le quali solo il giorno prima avevano commosso il re. La scimmia stavolta diede ragione al serpente che si fece giustizia all'istante. Allorché vide tutto ciò la gazzella più grande disse alla più piccola: “Andiamo via alla svelta, sorella mia, prima che arrivino le iene”.

 

Çlirim Muça


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