Itaca
Bevilacqua e Osti. Cercare casa a Ulan-Bator (parte seconda)
01 Novembre 2009
 

Il sole s’immerge tra i piloni,

sviluppa una bifora di terra e cielo;

le rondini navigano verso

un ponente che ottenebra di pioggia,

sempre più scure sulla preda

che si schiaccia sulla mappa.


M’è parso ti fossi mossa

da queste latitudini, solamente

di pochissimi passi. Ti pensavo

già arrivata per rugginose

gincane d’erba, proprio dove

la città dirupa nella tua bellezza,

dove le vespe non osano alzarsi.


Francesco Osti



e poi glielo disse nel cuore

glielo ruppe in gola dell’amore

si sedette sfuocata nella luce

ribelle al tavolo centrale

ammaccata e piena di detriti,

lui non c’era stato, non aveva

cercato vie o rigagnoli nella sua pelle

la pensava una musa prosciugata da bar,

ma non le tornavano le cose

sedeva non fingendo di guardare

non le tornavano quegli odori

delle canottiere sudate al mattino,

avevano provato un letto, dei miraggi

e una casa. Ma non svanivano

i sussurri, le righe di pianto sul viso

il suo torace tagliato dal bancone.


Massimo Bevilacqua



Materiali per la manutenzione. Luigi Tenco, brano “Ho capito che ti amo”. –Rocco Scotellaro, raccolta poetica “Margherite e rosolacci”. –Vampire Weekend, brano “Oxford comma”.



(2. continua)


(da 'l Gazetin, ottobre 2008)


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