Cosa bolle in culdera
Alfredo Mazzoni. …‘Ndem avanti! 
Il latte fresco non č crudo e il latte crudo non č fresco
31 Ottobre 2009
 

Nella primavera scorsa, per motivi di salute, ho dovuto scegliere di corsa se andare o no in alpeggio. E non ho fatto nemmeno in tempo a chiedere a qualche “onanista” (pardon! volevo dire “onafista” – ma il lapsus freudiano, probabilmente non è a caso…), di proseguire la rubrica al mio posto. Ho buttato là la cosa al delegato provinciale e a una mia carissima amica, ma nemmeno nelle oltre ottanta mail ricevute negli …ottanta giorni d’alpeggio, ho trovato due righe o una foto… E quindi ‘ndem avanti! Porterò avanti la rubrica sino alla fine dell’anno e poi che l’Onaf/SO “vada a morì ammazzata”…

Riparto da una riflessione giuridica fatta da Laura Pizzoferrato sul numero 2/2009 di Caseus. La legge n. 169 del 3 maggio 1989 dice che “il latte fresco” è un latte omogeneizzato (con i globuli di grasso tutti uguali, piccoli e ben digeribili) e pastorizzato (trattato termicamente, in condizioni molto controllate). Quindi il latte che si spilla dai distributori automatici posti nelle numerosissime casette, non è fresco. È appena munto, tenuto al …fresco e …rimpiazzato ogni giorno, ma non si può definire latte fresco. La Pizzoferrato ci fa riflettere quindi sui distributori di “buon latte fresco appena munto”. Io: chissà se dire “latte appena munto” risolverebbe il problema giuridico?

Concludo riprendendo una “corrispondenza” della delegazione dell’Onaf/CO a firma di Massimo Nicastro (Caseus dà spazio all’Onaf nazionale attraverso una collaborazione tenuta da Bebbe Casolo sulle attività svolte dalle proprie delegazioni provinciali). Quelli delle “Valli del Bitto” sono stati a Como a presentare il formaggio prodotto nella Valle del Bitto dai propri associati. Chi volesse sapere come la penso io su questa questione, può andare su www.tellusfolio.it nella rubrica AgriCultura (vedi correlazioni in calce, ndr). E, siccome questa pagina verrà anche lì inserita, vorrei aggiungere un ulteriore mio dubbio, sperando che qualche lettore mi risponda. Ma se i produttori aderenti all’Associazione Valli del Bitto, sono usciti dal Consorzio di tutela (CTCB), il loro formaggio può ancora essere chiamato “Bitto”?


Alfredo Mazzoni

(da 'l Gazetin, ottobre 2009)


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