Oblò cubano
Un rosso scolorito 
A colloquio con Hernán Henriquez
29 Ottobre 2009
 

La nuova vignetta di Hernán Henriquez prende di mira il potere assoluto e le dittature che non permettono di esprimere le propria idee, neppure le più semplici ed evidenti.

Al lettore italiano dobbiamo spiegare il ruolo delle dame in bianco. Sono le mogli dei prigionieri politici cubani che sfilano per la libertà dei loro sposi, portando una candela e indossando una veste bianca.

Abbiamo raccolto una breve dichiarazione di Hernán, abbastanza sconvolgente per la mentalità italiana corrente, portata a giustificare il regime di Castro come un governo socialista. Sentiamo il fumettista.

«Fidel Castro era giovane negli anni Quaranta, in quel tempo studiò il comportamento e gli atteggiamenti di Hitler e Mussolini, suoi veri modelli. Al cinema passavano ogni giorno le notizie della seconda guerra mondiale, informavano in merito ai combattimenti sul fronte europeo. Fidel Castro era un semplice studente universitario, ma entrò a far parte della banda di gangster di Emilio Tro, si trasformò in un leader studentesco con la pistola in pugno e alla fine convinse un gruppo di giovani ad assaltare la Caserma Moncada».

Hernán prosegue il racconto con un ricordo in prima persona.

«Un giorno - sono arrivato da poco negli Stati Uniti - sento mia moglie che se ne sta in sala con la televisione accesa, io sono in bagno e credo di ascoltare la voce di Fidel Castro, ma non è vero. Mi rendo conto che non è lui a parlare, ma Benito Mussolini che arringa la folla dal balcone. Resto esterrefatto. Mi rendo conto che sto osservando al tempo stesso Castro e Mussolini: fanno gli stessi gesti, dicono le stesse parole e pronunciano le solite sbruffonate. In definitiva ho sempre pensato che il sistema creato da Castro a Cuba fosse puro fascismo travestito da socialismo».

Non è difficile dargli ragione. Vi lascio alla vignetta.


Gordiano Lupi


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