Rosario Amico Roxas: “Dentro” l’Afghanistan. Parte seconda | | 19 Settembre 2009
Accade, intanto, un’ulteriore strage, non intendo parlare della “tempestività”, perché sarebbe di una inaudita gravità, ma è servita a distogliere l’attenzione; la doverosa sospensione della manifestazione per la libertà di stampa ne è la riprova. Questa strage dei nostri militari “in missione di pace” concede una tregua all’incalzare degli eventi al presidente del consiglio, ormai vicinissimo alla cassa dove hanno già preparato il conto.
Ma non siamo “dentro” l’Afghanistan, anche se ci ritroviamo nei margini più prossimi.
Non è più possibile nascondere l’incalzante attività delle lobby delle armi e delle mafie delle droghe; assimilati da un unico interesse, assolutamente complementare: commercio di armi contro diffusione e spaccio di droga: i due business più lucrosi esistenti.
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L’Italia c’è in mezzo, e si tratta di una constatazione non di una ipotesi.
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in pochi anni l’Italia è diventata la seconda nazione al mondo produttrice ed esportatrice di armi, ma nessuno indaga su chi produce, a chi vende, quali triangolazioni avvengono dopo una fornitura, apparentemente pulita:
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lascia molto da pensare l’improvvisa grande amicizia di questo governo con Gheddafi, il quale non ha mai fatto mistero delle sue relazioni operative con il terrorismo internazionale;
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in Italia da sempre viene esercitato un controllo planetario sulle più criminali associazioni mafiose, mentre le “formazioni” stanziali vengono favorite in tutti i modi, ma specialmente con una legislazione fiscale molto morbida e con successive leggi su misura (reiterati scudi fiscali, depenalizzazione del falso in bilancio, condoni, amnistie e amenità varie;
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ci siamo ritrovati in guerra in Iraq (guerra, perché quel contingente partì per la “missione di pace” sottoposto al Codice Militare di guerra e sottomesso agli ordini del comando inglese, dichiaratamente belligerante) senza nessuna ragione apparente, ma contestualmente ai finanziamenti americani a mediaset per 6,5 milioni di dollari (come se gli investitori americani non avessero altri investimenti possibili in giro per il mondo !).
La mafia e le mafie si stanno trasformando in potere legalmente riconosciuto, pur mantenendo l’illegalità come metodo, al punto di lasciar intuire le guerre come efficace primo piano per nascondere ben più remunerative operazioni.
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