Personalmente, aderirei a qualsiasi iniziativa contro questo governo e questo presidente del consiglio. Sul piano politico, ammesso che ne esista uno. Ma di politica se ne sente parlare poco. Tutto è propaganda. Tutto è deformato.
Comprendo come, per rispondere in modo efficace al populismo, si debba spesso ricorrere a un contropopulismo grossomodo speculare, ad una semplificazione del messaggio e delle idee. Accetto pure questo. Anzi: per conto mio, forzerei pure di più. Vorrei che ogni giorno succedesse qualcosa. Significherebbe comunque apparire, far sentire la propria voce, dimostrare di esistere. Di resistere. Rendere visibile quella variabile impazzita e non prevista dai sondaggi di gradimento artefatti e sventolati dal premier. Ah, se non lo sapete, sarebbe illecito pure questo. C’è da ridere.
Ma essendo o cercando di essere un giornalista, termine che qualcuno insiste in modo coraggioso ad avvicinare alla categoria “intellettuali”, credo sia un dovere provare a fare un passo in avanti.
Più o meno, la libertà esiste. Almeno formalmente. Non c’è una censura che interviene per legge. Ci sono i censori. Esiste una censura reale. E non è di governo, non è di destra, non è di sinistra. Che il potere controlli l’informazione, o più verosimilmente, che chi fa informazione e il potere coincidano, non è certo una novità degli ultimi giorni. Nemmeno degli ultimi anni. Per secoli si sono vietati o bruciati libri, messi al rogo liberi pensatori, confinati scrittori e giornalisti.
Ora, oggi. Le ultime vicende del Giornale Scatenato, e del “grande giornalista” (?) suo direttore Feltri, si possono inquadrare nella libertà di stampa?
Sì, io credo di sì. Ciò che non si capisce, almeno io non ci riesco, è però questo: com’è possibile basare la propria carriera, il proprio “stile” (o modus operandi) non solo sulla volgarità, quanto sulle calunnie, sui falsi scoop, sui ricatti? Com’è possibile che nessuno intervenga e che Farina, uno dei pochi radiati dall’Albo, scriva tranquillamente e liberamente? Come può una persona accettare di formare la propria coscienza civile, democratica, libera, sulla base di informazioni palesemente non di parte, bensì false e falsificate?
Questa è libertà? Se questa è la libertà, cioè la totale assenza di limiti, la totale impunità del tutti contro tutti, del calderone in cui tutti si confonde e non si capisce più cosa è vero e cosa è falso, dovremmo manifestare contro la libertà e per il bavaglio. Anche perché gli articoli fanno boom. Poi, delle condanne per diffamazione e cosette del genere, che ci sono eccome, poi nessuno si cura. Resta il boom. Come fosse stato vero. Solo che non era vero. Era finto. Anzi di più: era costruito. Volutamente, non per mancato controllo. In malafede. Per calcolo. Mica poco. Ma l’eco del boom resta e copre tutto.
Da Telekom Serbia alla Commissione Mithrokin, dai fondi “Mortadella” alle foto di Sircana, dai “dossier” su Fini usati per ricattare pubblicamente alla “nota informativa” su Boffo, il Giornale che fu di Montanelli, spesso a prescindere dal direttore in carica, ha riempito la propria storia recente di scoop che poi si sono rivelati (due minuti dopo l’uscita) non solo bufale del tutto inventate di sana pianta, bensì attacchi politici studiati a tavolino per demolire l’immagine di una persona. Anzi, nello specifico, del nemico di turno del padrone. Come certi personaggi possano godere ancora, nonostante tutto, di un briciolo di credibilità, è un mistero bello e buono.
Libertà, dunque? Certamente sì. Libertà di stampa? Avoglia.
Se esistessero giornalisti liberi.
Allora, la libertà di stampa sarebbe una conseguenza naturale. Fino a quando la libertà del giornalista dovrà essere barattata con uno stipendio e un posto di lavoro, fino a quando la Verità sarà cesellata, violentata, venduta per un piatto di lenticchie, fino a quando esisteranno giornalisti dediti alla falsificazione, alla non libertà, al servizio del padrone, fino ad allora potremo definirci una società matura, democratica?
La vera libertà da conquistare in Italia, credo, è quella non di informare, ma di essere informati. La manifestazione del 19 a Roma, in questo senso, è un segnale importante, vista secondo quest’ottica ribaltata.
Libertà di informare e dignità, coscienza di essere informati in modo corretto.
Questa sì che sarebbe una vera e propria rivoluzione. Nel frattempo, ora e sempre, resistenza.
Gianni Somigli