A suo tempo già scrissi su questo problema e ci ritorno volentieri, data la gravità degli incidenti cui sono esposti i nostri ragazzi, con due “commenti dell'estate”, uno mio e l’altro della prof. M. L. Querques, Dirigente scolastico, affinché ognuno se ne faccia carico e specialmente la scuola, impartendo l’educazione stradale.
A Leo, nel decimo anno
Leo era un ragazzo come tanti che vivono l’emozione della loro età, posta alle soglie della giovinezza. Lo conoscevo fin da piccolo; conoscevo tutti i ragazzi di quella classe elementare, vivaci, esuberanti e pieni di vita.
Leo era il più vivace, sempre pronto allo scherzo, poco propenso allo studio ma con una gran voglia di crescere e di vivere le proprie esperienze.
Leo era figlio unico, la speranza per i suoi genitori che in lui avevano riposto ogni progetto di vita. Lo ricordo mentre giocava felice con i miei tre bimbi e le merende consumate in occasione di feste a scuola e di compleanni.
Di anni ne sono passati, i ragazzi sono cresciuti, sono diventati adulti, con le loro responsabilità; ognuno ha trovato nella vita la propria collocazione. Ogni anno il “gruppo di piazzetta”, così i ragazzi si sono definiti, ricorda Leo, che non c’è più, con un torneo di calcio alla presenza della sua mamma che trova la forza di rivolgere un sorriso a tutti. Quale forza la animi, non riesco a capirlo ma ce l’ho nel cuore. Ora è sola in quella casa ancora animata dai quadri dipinti dal marito espressione della loro stessa vita, nei colori, nei suoni ormai spenti. La casa è vuota, il babbo è morto, la consunzione del dolore se l’è portato via, forse il desiderio di unirsi al suo ragazzo: “potenza della fede”.
Ricordo! Sono trascorsi 10 anni, la notizia fulminante e le lacrime di mio figlio che scorrevano a fiumi: era il suo amico più caro… mamma, Leo è in coma; e così restò tra lo strazio dei genitori per molti giorni e la speranza che si riprendesse. Non si era fermato in tempo all’uscita della sua casa, e una macchina lo avevo travolto in motorino; un attimo e il corso di un’intera vita cambiò come pure le speranze in lui riposte.
Così morì Leo… ai funerali c’erano tutti, il “gruppo di piazzetta” e un numero infinito di ragazzi, e le canzoni che scandivano ogni passaggio, ogni ricordo, tra singhiozzi infiniti e il viso impietrito del padre stretto al braccio della mamma, proteso verso di lui.
La vita è un dono troppo prezioso che va custodito con amore.
Cari ragazzi la storia di Leo è quella di tanti ragazzi che perdono la vita in incidenti; l’invito è a ripensare alla propria vita e a non buttarla via, basta volersi bene e voler bene agli altri; basta il pensiero del proprio progetto di vita, basta pensare ai propri affetti e porre attenzione all’attimo, al momento che potrebbero trasformarsi in tragedia e forse il destino crudele, quel fato a cui molte volte si addebita una fine prematura potrà essere sconfitto.
Leo mi guarda dalla foto, piccolo, con quel ciuffo impertinente e mi chiedo come sarebbe stato da grande.
Anna Lanzetta
A scuola senza Oben
Oben ha avuto un incidente con il motorino. Ha battuto contro un albero. Il motorino non era il suo, non aveva il patentino, non aveva soldi. Si è alzato da terra. Ma che fa quel cretino, si risiede... non dormire, ma che hai bevuto? Non lo fai mai! (forse al Pub!!) Oben è figlio di una congolese rifugiata politica. Ha telefonato Riki, suo fratello. Lo hanno trasferito a Firenze, sembra grave, in ospedale non si è più svegliato. È in coma. Farmacologico. No, quando siamo arrivati con l'ambulanza vicino al ragazzo non c'era nessuno. No, neanche il motorino. Sì siamo stati informati da una telefonata anonima. Il cervello di Oben si è fermato. Non sono riusciti a ricomporlo. Il cuore no, batte ancora. Ci sarà il miracolo? Tornerà Oben a sorridere tra noi? È un entusiasta, un ambizioso, uno sportivo, ha molti progetti, perché non il miracolo.
Hanno staccato le macchine... Se qualche organo è intero sarà donato. Non possiamo recitare questa sera come si farà senza il sostegno di Oben... Si chiude il locale, senza Oben e i suoi scherzi non possiamo aprire. Stanno sezionando Oben per capire.
Possiamo incontrarci a scuola vogliamo stare insieme per evocare Oben. Professoressa quando comincerà la scuola ce la faremo a guardare il banco vuoto? Il pianto collettivo e la disperazione. Non doveva capitare a lui! Oben era bravo in tutto, perché non è successo a me!!
Il corpo di Oben arriverà questo pomeriggio. Domani forse i funerali a San Marcello. Quando lo decide la mamma!
Maria Lucia Querques