«No-emi? No party» (Rosario Fiorello).
Declino canzonettisticamente, in omaggio al passato di chansonnier intrattenitore del premier, il gioco al riuso; dai fatti e antefatti all’impossibile epilogo.
La grande accusatrice: “Prendi una moglie, trattala male, lascia che ti aspetti per anni”. L’imputato eccellente: “Sono grandonna, non sono una santa. Cerco un centro di virilità permanente. Solo tre parole: sole, coca, amore. Com’è bello far l’amore da Vieste in giù. Saran belli gli occhi neri, saran belli gli occhi blu, ma le bimbe, ma le bimbe, a me piacciono di più. Il triangolo no, non l’ho certo considerato. «Papi», mormora la bambina”. Attimi di smarrimento. Il tentativo di un’ultima, disperata difesa: “No, nonno no!, non mi puoi deludere, nonno!”; poi, finalmente, l’ammissione: “Non son degno di me”.
Berlusconi, non parti? Sant’Elena o l’Elba andrebbero bene. Non vuoi d’altronde vendere Villa Certosa? Libera anche Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli e non ci pensiamo più.
Massimo Arcangeli