Cosa bolle in culdera
Anca fò ‘n Böbi 
…e di livide e vivide albe al suon della segia…
31 Marzo 2006
 

Da migliaia d’anni, a metà giu­gno, si va in alpeggio, su tutti gli alpeggi e si continuerà ad an­dare! Anche sull’Alpe di Bob­bio. È un modo come un altro per guadagnarsi da vive­re ed es­sere contenti... da vecchi.

E lassù sulle “sponde” arse dal sole di luglio, a rentà vach,… la si sognava e la si sogna ancora …spesso!!!

Conosco gente che c’è nata, nel calecc; gente che ci va da settant’anni; vecchi alpigiani, baldi giovani, uomini maturi; donne con… due palle e due tet­te… e muscoli d’acciaio. Storie di vita e di vite vissute, di im­mani fatiche e di avventu­re, di sconcissime barzellette, vecchi proverbi e modi di dire; di be­stemmie e cristoni e ma­donne e… qualche pater. Sto­rie di ar­menti: di capre, di vac­che, ca­valli, pecore, cani, muli, asini, tacchini, galline, maiali. Mitiche figure di casari o capi malga, di regiure: in epici scontri “cornuti”, e lacrime e latte versati. E mosche e tafa­ni e vipere, rane e ragni. Aqui­le e corvi, marmotte e le­pri, caprioli e camosci. Di tanta fame, freddo, fumo e fatica e fatica… tanta. Di tanta buà­scia e acqua giù per le spalle, di stivali bucati e ombrelli rotti. Di calze puzzolenti e di indige­stioni di pere acerbe e bacüc. Di buon formaggio, polenta, salame e pizzoccheri, vino, ciucche e …pippe. Amici, pa­renti e scassapalle che ti ricor­deranno comunque per tutta la vita.

Settanta, novanta, cento gior­ni, dormendo, mangiando e… “scrivendo al papa”... assieme. Di giorno di notte, festa e fraa, cantando a squarciagola e con­tando i giorni… “all’alba”. Spu­tando, snarigiando, scoreggian­do, ruttendo, pisciando, in piena libertà e in qualsiasi momento e in qualsiasi posto. Parlando di Milan e Inter, di figa e Ferrari e vacche “a toro” e vacche “pelande”, di bronze e di trügn. Di “stagioni” passate e di quelle che verranno… della mamma e della morosa, dei nonni e degli avi, di montagne, di piante e di erba… sognando. Di neve e tempesta, di grandi tiradi de tet, e calci di vacche, e scuadi ‘n facia. Di cascìn che scappano per la nostalgia di casa, e di casci che sono entrati nella leggenda e di cascii sbrüsegaa di seti. Della nostalgia e della solitudine, ammirando gli infiniti tramonti ‘n scena e, per sempre: di livide e vivide albe al suon della segia: tum, tum-tum, tum-tum-tum, tum, tum-tum, tum-tum-tum…

Ciau!


Alfredo 'l casèr


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