Ha fatto bene il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ad intervenire per le politiche all'occupazione femminile prevedendo lo stanziamento di 40 milioni per gli asili condominiali, interventi collegati tra loro come abbiamo da sempre sostenuto anche nel dibattito sull'equiparazione dell'età pensionabile, interventi indicati anche dagli obiettivi di Lisbona.
Non solo in Italia è praticamente impossibile riuscire ad accedere ad un nido pubblico, ma anche la possibilità di detrarre dalla denuncia dei redditi l'iscrizione e la retta è umiliante. Si può detrarre infatti il 19% per un tetto massimo di spesa all'anno di 632 euro, corrispondente nella maggior parte dei casi al pagamento di una mensilità di un nido privato. Ma che non copre neppure quello pubblico le cui rette mensili oscillano dai 150 fino a 500 euro. Una media di 300 euro per il nido pubblico per 11 mensilità fa superare comunque i 3 mila euro all'anno!
Peggio per gli anni seguenti, visto che le detrazioni per l'istruzione scolastica ricompaiono solo alla scuola secondaria, le spese per i bambini praticamente scompaiono per le detrazioni fiscali, ma non per le famiglie.
L'attuale situazione economica e politica rischia di penalizzare per l'ennesima volta le donne e soprattutto le donne madri che, per esser tali, spesso sono costrette ad abbandonare il lavoro.
Inoltre i servizi alternativi agli asili sono praticamente inesistenti. Sono circa un migliaio i voucher di 1.500 euro che la Regione Toscana da gennaio 2008 eroga direttamente alle famiglie. Le “tages mutter” (la mamma che offre educazione e cura ai bambini di altri presso il proprio domicilio) sono, per esempio, presenti ed economicamente sponsorizzati nel Comune di Firenze, nelle province di Trento e Bolzano e nella Regione Lazio, ma praticamente inesistenti sul territorio nazionale.
Donatella Poretti