Oblò cubano
Carlos Carralero. Il diritto d’asilo anche dei cubani 
Aiutiamo Eduardo Garcia Rodríguez, William del Sol Melián e Carlos Idalgo García che chiedono asilo in Italia
15 Maggio 2009
 

Sono consapevole che nel micromondo della nazione cubana, un uomo solo rappresenta una piccola particella in un caotico stato spirituale, se condivide il comune sentire del paese. Nel caso specifico, le angosce di varie persone condensate in ciò che resta della coscienza nazionale. Inoltre conosco bene i limiti nazionali, la solitudine, il destino tipico di un’isola e la geopolitica come causa o predestinazione, portata con fatica per alcuni secoli sulle fragili spalle di un’identità politicamente ingenua.

Nonostante tutto, trovo esagerato il prezzo che dobbiamo pagare per il solo fatto di essere cubani. Nessuna organizzazione umanitaria italiana si preoccupa di creare e di accettare progetti tesi ad alleggerire l’entusiasmo di Mezzo Secolo. I direttivi e gli organizzatori delle istituzioni italiane, assicurano che a Cuba le necessità primarie, sono garantite dallo Stato. Falso. Per esempio, la Caritas Ambrosiana, di Milano (le riconosco pregi e sforzi: non sono un ingrato) e altre simili organizzazioni creano diversi progetti per l’Africa o per nazioni latinoamericane (e mi sta bene). Cuba è un paradiso e quindi non ha bisogno di aiuto, pure se è soltanto l’ultimo inferno del socialismo reale. Coloro che dicono di aiutare Cuba, i componenti dell’Associazione Italia – Cuba e altre organizzazioni, lo fanno tramite il governo, che comanda e dispone a suo piacimento. Molti si prestano a lavorare come spie (come se non bastasse la superiorità di mezzi che ha l’oppressore nei confronti dell’oppresso). Abbiamo esaurito tutti i sistemi per protestare: vogliamo che ai cubani venga riconosciuto lo status di esiliati e di perseguitati politici, come ne hanno goduto altri popoli, pure loro vittime di crudeli ma brevi dittature, perniciose, ma di sicuro meno nocive dei fratelli Castro per la nostra Isola: mezzo secolo di potere assoluto equivale a essere annichiliti per sempre. Le selvagge tirannie latinoamericane sono state ripudiate da tutto il mondo civilizzato. Condivido questo sentimento. Resta il fatto che i loro dissidenti ed esiliati sono stati accolti a braccia e cuori aperti: invece i dissidenti cubani vengono ricevuti con le braccia piene di ortiche e i cuori colmi di veleno. Salvo rare eccezioni.

C’è da dire che molti cubani che richiedono asilo politico in Italia sono stati vittime di irregolarità, di capricci e di ingiustizie che rispondono a un’ideologia: i funzionari che hanno un po’ di potere non credono ai concetti umanitari e ai loro doveri. Il medico Gerardo García e sua moglie Dora Castro sono un esempio tangibile di questa fastidiosa ma inconfutabile affermazione, visto che hanno sofferto ben sette anni tra asilo politico negato, appelli e ricorsi. Il tribunale di Milano ha dichiarato che il dottor García era necessario come professionista sanitario per la comunità cubana (soltanto di García non si può fare a meno, nonostante circa 35.000 medici siano al servizio della popolazione venezuelana, boliviana, equadoregna etc., e pure del populismo di Chávez, Morales e Correa). Il dottor Gerardo García è stato un oggetto del capriccio castrista. Al medico è toccato in sorte lo stesso destino del bambino Elián: essere scelto per lo show di turno in onore di Castro. Non si contano i sofferenti protagonisti del lungo e crudele spettacolo che Castro ha messo in scena in oltre mezzo secolo. La Mayéutica ci porta ad affermare che i grandi specialisti cubani di medicina non studiarono e non si specializzarono per curare malati, ma per mantenere bene in salute il populismo sudamericano. García ha terminato la sua parte di recita, ma ci sono altri cubani in Italia che si vedono negare il diritto di asilo e corrono gli stessi rischi.

La dittatura cubana, signori delle commissioni per l’asilo politico e del tribunale, è la più lunga del pianeta. In questo contesto non possiamo metterci a spiegare i motivi del nostro record negativo. La popolazione cubana vive annullata e soffre di varie sindromi: la vulnerabilità acquisita, per esempio, è la malattia più nota tra gli studiosi del tema; a forza di sofismi e minacce, che all’inizio sono sottili, ma in un secondo tempo diventano brutali e ciniche.

Come attivista dei diritti umani in Patria, fondatore in Italia dell’Unione per le Libertà a Cuba, posso assicurarvi che negare il diritto di asilo ai cubani perseguitati, che dichiarano il loro timore di tornare a Cuba, è una grave violazione del diritto internazionale stabilito dalla Convenzione di Ginevra e dalla Carta delle Nazioni Unite, organizzazione che annovera anche l’Italia. Non tutti gli italiani lo sanno. Per questo riporto ciò che dice la legge italiana e la carta ONU:


La Costituzione Italiana all'art. 10 comma 3 sancisce che «lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge».

Il vero e proprio diritto d'asilo è riconducibile a questo articolo costituzionale e presuppone che al richiedente sia impedito nel paese d'origine l'esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana.

A tutt'oggi non esiste però ancora in Italia una legge nazionale organica sul diritto d'asilo: pertanto il riconoscimento dello status di rifugiato si basa sull'applicazione della Convenzione di Ginevra del 1951.

È in questa Convenzione che viene data per la prima volta una definizione generale e internazionalmente riconosciuta di “rifugiato” e di tutti i diritti che sono conseguenti al riconoscimento di tale status.

Secondo l'art. 1 della Convenzione di Ginevra sono quattro i requisiti necessari per il riconoscimento dello status di rifugiato:

1. La fuga dal proprio paese. Il rifugiato, per essere riconosciuto tale, deve essere materialmente uscito dal proprio Paese.

2. Il fondato timore di persecuzione. Non occorre soltanto che il timore di persecuzione sia reale, ma anche che sia rivolto in modo diretto alla persona che chiede asilo. Lo status di rifugiato è in molti casi negato proprio sulla base delle generalizzazioni delle cause che hanno indotto alla fuga e alla ricerca di protezione; infatti, ad essere vittime di una guerra o di una diffusa violazione dei diritti umani sono spesso intere popolazioni e non singoli individui.

3. Motivi specifici di persecuzione. La persecuzione, temuta o subita, deve essere operata in ragione di uno dei motivi indicati dallo stesso art. 1 della Convenzione. Attualmente a livello internazionale è in corso un dibattito sulla possibilità di rivedere e ampliare le cause di persecuzione.

4. L'impossibilità di avvalersi della protezione del proprio paese d'origine. Il richiedente asilo deve trovarsi nella condizione di non potere, né volere rivolgersi alle autorità del suo Paese. Questo perché il cosiddetto agente di persecuzione (chi perseguita), può essere direttamente il governo del Paese oppure un altro soggetto da esso tollerato e non contrastato.

Il punto 4 ci evita lo sforzo di dover riempire fogli su fogli, esprimendo argomenti in favore dei cubani. Quasi tutti i cubani residenti in Italia sanno – e la maggior parte non lo dichiara perché teme rappresaglie – che le rappresentanze diplomatiche non rappresentano nessun cittadino. Le ambasciate e i consolati rispondono, persino con il disgusto di alcuni diplomatici, a un’organizzazione come il governo cubano, che ha come esclusivo interesse il mantenimento del regime dittatoriale. I cubani che viaggiano all’estero, invitati da amici o familiari, devono pagare una tassa per la permanenza fuori dai confini, dopo aver pagato allo Stato usuraio prezzi esorbitanti in moneta convertibile, che possono essere sostenuti solo da chi invita. A Cuba, infatti, esiste un assurdo doppio sistema monetario e il salario di un impiegato non serve a pagare neppure un decimo dei documenti richiesti per viaggiare: passaporto, visto, Carta Bianca, etc.

In Italia non c’è straniero più abbandonato al proprio destino del cubano, a parte la solidarietà di qualche anima caritatevole. Secondo la maggior parte degli italiani, i cubani non hanno motivi validi per chiedere asilo politico. È un fatto strano che in questo paese si parli sempre di immigrazione e poco di rifugiati politici: una condizione estremamente delicata, perché chi fugge per motivi politici non può tornare, come chi lo fa per ragioni economiche. Le autorità possono fare una distinzione? Sì. Ma davvero la vogliono fare? No. Ogni rifugiato politico, cubano o meno, merita di essere ascoltato e trattato secondo quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra. Chiedo alle autorità italiane, al tribunale incaricato di decidere questi casi con comprensione e umanità, anche per i cubani. I condannati all'indifferenza o all'incompresione questa vota sono: Eduardo Garcia Rodríguez, William del Sol Melián e Carlos Idalgo García, vittime delle anche loro delle “mancanze” della commissione per l'asilo politico a Roma. Italiani, aiutiamoli!

Europei, non lasciateci soli nelle mani dei castristi, come un tempo avete abbandonato gli ebrei negli artigli dei nazisti!


Carlos Carralero

presidente Unione per le Libertà a Cuba, scrittore

(traduzione di Gordiano Lupi)


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