Diario di bordo
Giuseppe Candido. Europa dei Governi Nazionali o Patria europea?
28 Aprile 2009
 

Il prossimo 7 giugno si voterà per rinnovare il Parlamento europeo. La scorsa settimana sono stati depositati i simboli ed entro la fine della prossima saranno ufficializzate le candidature di tutti gli schieramenti. Candidati per gli scranni di Palazzo “Spinelli” a Bruxelles. Ma quanto siamo distanti, oggi, dalla Patria europea che fu fondamento dell'idea europeista di Spinelli, Rossi e Colorni? Nonostante i sondaggi di “Eurobarometro” continuano ad evidenziare chiaramente che l'idea di un'Europa, basata su un progetto costituzionale, è ancora largamente maggioritaria tra i Cittadini, il cammino europeo verso gli Stati Uniti d'Europa sembra abbandonato a favore di una visione confederale di Stati Nazionali. Il 23 luglio del 2007 la Conferenza Inter Governativa ha ratificato gli accordi che prevedevano la cancellazione, dai trattati, di tutti i riferimenti alla bandiera blu con le stelline gialle e l'inno alla Gioia che non è più considerabile, pertanto, come inno di unità dei popoli europei. E con essi è stata cancellata o allontanata la possibilità di chiamare leggi le direttive europee e di avere una Costituzione europea. Dell'Europa rimangono soltanto il mercato unito e i “vantaggi” dell'euro. Ma è proprio questo che vogliono i Cittadini europei?

Quello che era il progetto originario di un Trattato europeo che Altiero Spinelli portò avanti con il suo movimento federalista e che è da considerarsi come fondamenta dell'Europa è stato frenato e poi del tutto insabbiato dai Governi nazionali che già nel 1985 vararono il meno ambizioso “Atto Unico” europeo. Sono trascorsi sessantotto anni da quando, nella primavera del 1941, Ernesto Rossi e Spinelli, entrambi costretti al confino nell'isola di Ventotene dal Regime fascista, scrissero quel manifesto per l'Europa libera e unita che oggi è conosciuto, da pochi invero, come il Manifesto di Ventotene.

Nelle condizioni di privazione della libertà durate sedici anni (10 anni scontati in galera e 6 anni di confino), Altiero Spinelli inizia una riconsiderazione del comunismo e della sua applicazione che veniva fatta in Russia dove Stalin, con gli stessi metodi del Nazismo e del Fascismo, processava ed eliminava gli oppositori del suo Regime. Una riflessione sulla libertà che portò, nel 1937, alla espulsione di Spinelli dal Partito Comunista perché ritenuto “colpevole” di ribellarsi alle decisioni ed alla linea politica di Mosca. «Mentire con me stesso» scriveva nel '38 «rinunziare alla libertà del mio pensiero, non era mai stato scritto nel patto tra l'anima mia e il comunismo». La sua meditazione dal carcere e dal confino era diventata meditazione sulla libertà: la libertà che si era preso di sottoporre a critica il comunismo; la libertà che era svanita sia in Italia e Germania sia in Russia; la libertà per la quale, in Spagna, stava cominciando una guerra civile.

A Ventotene Spinelli scopre il federalismo attraverso la lettura degli scritti di Luigi Enaudi pubblicati alla fine della prima guerra mondiale; Federalismo inteso come alternativa alla Società delle Nazioni incapace, come aveva dimostrato, di mantenere la pace tra i popoli al contrario del sistema federale che aveva fatto, già allora, grandi gli Stati Uniti d'America. Poi la conferenza dell'Aja, la Conferenza di Difesa europea, il Congresso del Popolo europeo e la petizione federalista. Tentativi e iniziative politiche fallite.

Prima di scrivere il loro manifesto federalista Spinelli e Rossi approfondirono le loro conoscenze sulla differenza tra federazione e confederazione attraverso lo studio di alcuni scritti pubblicati alla fine degli anni '30 da alcuni federalisti britannici: in particolare quelli di Robbins per gli aspetti economici e quelli di Lord Lothian per quelli politici.

Ed è proprio meditando sui pericoli della sovranità assoluta dello Stato Nazionale e del fallimento della Società delle Nazioni, perché Lega di Stati e non Federazione di popoli, che Spinelli e Rossi scorgono nel sistema Federale la vera possibilità per evitare nuove guerre.

Oggi ci accorgiamo di quanto questo critica allo Stato quale entità sovrana assoluta sia esatta osservando stati come l'Iran o come il Darfour e ci rendiamo conto di quanto siano sempre più necessari, invece, organismi sovranazionali e internazionali per garantire il rispetto dei diritti umani e per assicurare la gestione sostenibile di problematiche ambientali globali come effetto serra e surriscaldamento.

Per comprendere davvero la fondamentale differenza tra un sistema Federale ed un sistema di confederazione tra singole Nazioni è necessario rileggere le parole di Luigi Enaudi quando afferma che «...si professano fautori di una Confederazione coloro i quali non vogliono niente, né federarsi, né confederarsi. Costoro vogliono che gli Stati cui appartengono restino pienamente sovrani. È pressappoco come un'alleanza che può essere disfatta da alleati tiepidi, assenti o traditori». Per Enaudi una Federazione era invece una cosa seria: «Una Federazione non esiste se gli Stati che si uniscono non rinunciano ad una parte della loro sovranità, trasferendola al nuovo ente federale».

E poiché ancora oggi così non è, poiché l'Europa non ha un suo esercito, non ha un suo Ministro degli Esteri europeo e non ha una sua politica internazionale riconosciuta, la domanda è legittima: quale Europa vogliamo?

Oggi sembra si intenda tornare verso quell'Europa delle Patrie Nazionali piuttosto che

proseguire sul cammino di una Federazione europea indicata nel Manifesto di Ventotene.

Dal progetto originario di una Patria europea federale e federalista ci si muove verso la direzione opposta di una confederazione di Nazioni sovrane.

L'Italia nel 2007, in sede di quella Conferenza Inter Governativa (CIG) che abolì la bandiera e l'inno, restò ai margini del negoziato, ma ne accettò, di fatto, le conclusioni anche contrariamente a quanto aveva auspicato il Presidente Giorgio Napolitano che aveva sostenuto fosse «meglio un disaccordo che un cattivo compromesso». Quale politica sarà quella sostenuta dai futuri Parlamentari europei che andranno a sedere sulle poltrone di Palazzo Spinelli a Bruxelles? Per quale tipo di Europa si batteranno? Per un'Europa dei Governi Nazionali o per la conquista un diritto di cittadinanza ad una Patria europea?

 

Giuseppe Candido

Comitato nazionale Radicali Italiani,

Segretario dell'@ssociazione Radicali Calabresi per la Resistenza nonviolenta

(da Notizie radicali, 27 aprile 2009)


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