Tra moglie e marito non mettere il dito 
La famiglia come zona franca: i reati restano impuniti
22 Aprile 2009
 

È legge dello Stato l'ennesimo decreto del Governo sulla sicurezza, è legge il nuovo reato di stalking istituito con il nuovo art. 612-bis del codice penale. Ma, così come introdotto, il reato di atti persecutori non prevede aggravanti per il coniuge, l'attuale fidanzato o compagno; le aggravanti valgono solo per gli ex.

Ma che senso ha questa misura?

Dal dibattito in aula le prime spiegazioni: nei conflitti che sorgono in ambito familiare è bene cercare di risolvere le problematiche e non acuirle, e lo stalking non è un reato che ha a che vedere con ciò che avviene in famiglia. Poco c'entra, evidentemente, come sia certificato che proprio in ambito familiare avvenga il maggior numero di atti di violenza sulle donne. Perciò, in dissenso dal gruppo PD, sono intervenuta al Senato per esporre la mia dichiarazione di voto contrario a questo provvedimento contro lo stalking.

 

Segue il testo dell'intervento in Aula sul ddl 1505 recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonche' in tema di atti persecutori:

  «Mi dispiace preannunciare che voterò in dissenso dal Gruppo: avrei preferito votare insieme al Gruppo e contro questo provvedimento. Non tanto e non solo per il metodo, cioè l'adozione di un decreto-legge che impone al Parlamento di approvare un testo già contenuto in un disegno di legge approvato proprio da quest'Aula e ora all'esame della Camera, ma anche per il metodo. Il decreto, infatti, scade e non c'è tempo per parlare, né per approvare emendamenti, anche quelli più ragionevoli.

Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che mostra i muscoli, che fa la faccia feroce e che quindi prevede maggiori pene (ergastolo, carcerazione preventiva obbligatoria), mentre in Italia ogni anno 140.000 processi cadono in prescrizione.

In questo contesto si può parlare di certezza della pena?

Infine, è stato previsto il reato di stalking. Una norma assurda secondo cui, come è stato ricordato nel dibattito svolto ieri, la famiglia, questo luogo idilliaco da voi propagandato, il luogo dove in realtà si realizza la violenza più grave (quella fisica e quella psicologica) contro le donne, passa invece indenne, diventa una sorta di zona franca tutelata dalla legge.

Credo che la violenza contro le donne abbia bisogno innanzitutto di iniziative culturali, di rivoluzionare una società maschilista e paternalista. Non è certo con questa legge che le violenze contro le donne diminuiranno».


Donatella Poretti


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