«Il Governo ha intenzione di introdurre un nuovo reato penale per punire gravemente lo sciacallaggio. Non sappiamo quale nome avrà, ma le pene saranno molto severe», promette il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Poco prima la Protezione Civile aveva parlato di sciacalli provenienti da diverse parti d’Italia. E contemporaneamente si era diffusa la notizia (poi rivelatasi falsa) che due persone, trovate in possesso di alcune decine di migliaia di euro erano state fermate a Onna; poi si è accertato che quel denaro era loro e non era frutto di razzie, non erano “sciacalli”.
Al di là dei casi specifici, episodi di “sciacallaggio” comunque si “accompagnano” spesso a tragedie come quella che ha colpito l’Abruzzo. Sono fatti inevitabili anche se questo naturalmente non significa che li si debba accettare e subire come una ineluttabile maledizione. Bene, dunque, il pugno di ferro nei confronti degli sciacalli; ma l’annuncio di misure esemplari lascia perplessi. Davvero c’è bisogno di una nuova norma, nei nostri codici non ci sono già leggi sufficienti che consentono di punire gli “sciacalli” e mettere questi delinquenti nella condizione di non nuocere?
Qualcuno obietterà che l’annuncio di pene draconiane può servire come deterrente. Forse. A parere di chi scrive, però, questo annuncio si iscrive piuttosto nella vocazione del presidente del Consiglio di mostrare efficientismo e determinazione del “fare”. Che corrispondenza poi abbiano gli annunci con l’efficienza reale e il “fare” effettivo, lo testimonia la quotidiana azione di governo: deludente sotto mille aspetti, e prima o poi la “luna di miele” finirà, mostrando chiaramente come il re di palazzo Chigi sia nudo (anche se tanti e difficilmente riparabili danni saranno stati fatti). Per tornare alle norme anti-sciacallaggio, si confessa che sembrano piuttosto qualcosa di molto simile alle proverbiali grida manzoniane.
Già dai tempi di Cesare Beccaria si ammoniva che una pena per essere efficace, deve essere soprattutto “certa”: si deve insomma sapere che un determinato comportamento illegale sarà sanzionato, e lo sarà in tempi rapidi. Il che non accade. Una politica anti-sciacallaggio, dunque, dovrebbe assicurare soprattutto l’applicazione delle pene, e che queste siano effettivamente scontate. Che senso ha promettere un indurimento di pena se si sa già in partenza che difficilmente verrà applicato?
Sarebbe auspicabile, per esempio che gli sciacalli arrestati siano processati per direttissima. Accade invece un ribaltamento di quello che dovrebbe essere: si va in galera per qualche settimana o mese prima della sentenza; poi, una volta condannati, ci sono mille scappatoie che consentono di evitare il carcere. Riuscire ad invertire questa specie di “regola”, sarebbe già un grande successo. Forse sarà opportuno, come annuncia il governo, che questi reati particolarmente odiosi siano puniti con maggiore severità. Quello che certamente va garantito è tuttavia che lo siano; che, nello spirito di Beccarla, si garantisca certezza della pena e celerità nella condanna.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 9 aprile 2009)