Terremoti, eruzioni vulcaniche. Ospedali che crollano o che devono essere evacuati nel momento del massimo rischio e dell'emergenza: il caso dell'ospedale de L'Aquila serva almeno ad evitare che si ripetano disastri prevedibili. Occorrerà chiarire come era stato costruito l'ospedale crollato e individuare i responsabili, ma per prevenire situazioni simili sarà bene monitorare anche gli edifici pubblici di altre zone a rischio.
La considerazione, che può sembrare banale, in realtà non lo è! Valga per tutti il caso dell'Ospedale del Mare di Napoli. Un fiore all'occhiello da 190 milioni di euro, 450 posti letto, costruito nella zona gialla (quella da evacuare in caso di eruzione -a pericolosità differita, in gergo tecnico) al limite della zona rossa a soli 100 metri (quella a rischio eruzione).
In materia ho depositato una interrogazione parlamentare fin dall'avvio della legislatura. Nella risposta fornita nella passata legislatura ci si limitò a spiegarci come tecnici, vulcanologi ed esperti avevano valutato come realizzare le zone rosse e gialle, ma nulla fu detto sulla scelta dell’ubicazione del nuovo Ospedale. Scelta da subito fortemente criticata e decisamente sconsigliata da un gruppo di professori dell’Università Federico II di Napoli con acclarata esperienza in vulcanologia, riconosciuta a livello nazionale e internazionale, che senza mezzi termini paventano uno scenario di grave tragedia in caso di una prossima eruzione del Vesuvio.
Faccio appello
- al prof. Franco Barberi (Commissione Grandi Rischi)
- al prof. Enzo Boschi (Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - INGV)
- a Guido Bertolaso (capo della Protezione Civile),
che fino ad oggi hanno evidentemente avallato la realizzazione dell'opera, perché facciano le verifiche del caso e producano finalmente pareri scientifici per opporsi alle scellerate scelte della politica, unica spiegazione logica alla costruzione dell'Ospedale del Mare alle falde del Vesuvio.
Donatella Poretti
Qui il testo dell’attuale interrogazione depositata in Senato
Qui la risposta all'interrogazione (A. C. 4-03882) della passata legislatura