Oblň cubano
Yoani Sánchez. La stampa silenziosa
01 Aprile 2009
 

Dal blog Generación Y

1° aprile 2009



La callada prensa

Rodeados de conmemoraciones y fechas a celebrar, no le prestamos mucha atención al día de la prensa cubana que fue el pasado 14 de marzo. Los noticiarios sacaron largos reportajes sobre la sacrificada labor de los periodistas y su fidelidad a la Revolución. Algunos reporteros recibieron diplomas por su destacado trabajo e intachable postura ideológica, mientras el diario Granma le dedicaba un gran espacio a la auto-celebración.

Justamente en los días que ocurrían estas fiestas, el presidente norteamericano Barack Obama suavizó las limitaciones a los cubanoamericanos para viajar a la Isla. Las abolidas restricciones impedían que estos emigrados pudieran visitar a su familia más de una vez cada tres años. También ponían un límite estricto al envío de remesas a sus parientes en la Isla. Para la precaria economía doméstica, el dinero enviado desde Estados Unidos es oxígeno indispensable para la sobrevivencia. En un país donde tantos ciudadanos viven en la otra orilla, la noticia de esta flexibilización debería ser primera plana en todos los periódicos. Es lo que se estudiaría en las escuelas periodísticas como el obligatorio titular de toda una semana.

Sin embargo, la prensa cubana apenas mencionó este positivo paso dado por el inquilino de la Casa Blanca. El silencio oficial fue la única respuesta que recibió la tan esperada y aplaudida medida. Aunque todos en la calle no hablan de otra cosa y las madres se preparan para darle la bienvenida a los hijos radicados en el Norte, los medios oficiales se lo toman con cautela. Los periodistas han estado absortos en otros temas: la cosecha de papas, el mundial de béisbol, la revolución bolivariana y –claro está- los festejos por el día de la prensa cubana.


Yoani Sánchez

 

 

La stampa silenziosa

Circondati da commemorazioni e date da celebrare, abbiamo lasciato passare sotto silenzio lo scorso 14 marzo, giorno della stampa cubana. I notiziari hanno trasmesso ampi servizi sul sacrificio lavorativo dei giornalisti e sulla loro fedeltà alla Rivoluzione. Alcuni reporter hanno ricevuto diplomi per il pregevole lavoro prestato e per l’irreprensibile atteggiamento ideologico, mentre il quotidiano Granma ha dedicato grande spazio all’autocelebrazione.

Proprio nei giorni in cui si celebravano queste feste, il presidente nordamericano Barack Obama ha ammorbidito le limitazioni di viaggio verso l’Isola per i cubano-americani. Le restrizioni che sono state abolite concedevano a questi emigrati la possibilità di far visita alle famiglie soltanto una volta ogni tre anni. Ponevano anche un limite rigido all’invio di rimesse ai parenti che vivono sull’Isola. Per la precaria economia cubana, il denaro inviato dagli Stati Uniti è ossigeno indispensabile per la sopravvivenza. In un paese dove tanti cittadini vivono sull’altra sponda, la notizia di aver reso flessibili certe misure dovrebbe essere in primo piano su tutti i periodici. Secondo quello che si studia nelle scuole di giornalismo avrebbe dovuto essere il titolo di rilievo per tutta la settimana.

Tuttavia, la stampa cubana ha menzionato appena questo passo in avanti concesso dall’inquilino della Casa Bianca. Il silenzio ufficiale è stata l’unica risposta che ha ricevuto la tanto attesa e applaudita misura. Anche se tutti per strada non parlano d’altro e le madri si preparano per dare il benvenuto ai figli che vivono al Nord, i mezzi di comunicazione ufficiali se la prendono con cautela. I giornalisti sono stati impegnati in altri temi: la raccolta delle patate, il mondiale di baseball, la rivoluzione bolivariana e - chiaramente - i festeggiamenti per il giorno della stampa cubana.


Traduzione di Gordiano Lupi


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