Bajo el paraguas
Muchos hemos llegado a creer que si no estamos bajo el paraguas de una entidad estatal, no existimos. En la puerta de un ministerio o frente a la secretaria de algún funcionario, hay una pregunta que siempre nos recibe: ¿Y usted de dónde es? No se trata de curiosidad sobre nuestro origen regional, sino de una aguda pesquisa alrededor de la institución que nos valida. Cuando no se tiene una credencial con las siglas de una empresa estatal, poco puede hacerse en esas dependencias oficiales. Los que somos “ciudadanos independientes” o “individuos por cuenta propia” estamos acostumbrados a las largas esperas y a las negativas.
En esta peculiar condición de electrón libre, alejada del núcleo de cualquier privilegio, poder o cargo importante, soy diestra en tropiezos, especialista en trámites que nunca se resuelven. Me han hecho una y mil veces la misma pregunta sobre la sombrilla estatal que me protege, y prefiero consumirme bajo el sol de mi autonomía que cobijarme bajo una prerrogativa. Claro que esta filosofía de la “no pertenencia” no sirve para explicársela al custodio y que me deje entrar a resolver alguna vedada diligencia.
Resulta que no existo, porque ninguna entidad estatal me tiene inventariada, porque no pago cuota a un sindicato o aparezco en el listado de algún comedor obrero. Aunque camino, duermo, amo y hasta me quejo, carezco de la fe de vida que me daría la filiación a un reducido –y aburrido– número de organizaciones neogubernamentales. En la práctica, soy un fantasma cívico, un no-ser, alguien que no puede mostrar ante el incisivo ojo del portero ni la mínima prueba de estar en los mecanismos oficiales.
Yoani Sánchez
Sotto l’ombrello
Molti di noi sono arrivati a credere di non esistere se non sono protetti dall’ombrello di un’entità statale. Alla porta di un ministero e davanti alla segretaria di qualche funzionario, ci accoglie sempre una domanda: E lei da dove proviene? Non si tratta di curiosità sulla nostra origine regionale, ma un’acuta indagine tesa a capire quale sia la nostra istituzione di riferimento. In certi uffici possiamo ottenere poco, quando non possediamo una credenziale con le sigle di un’impresa statale. Noi che siamo “cittadini indipendenti” e “individui privati” siamo abituati alle lunghe attese e ai rifiuti.
Nella peculiare condizione di elettrone libero, allontanata dal nucleo di qualsiasi privilegio, potere o incarico importante, sono diventata abile nelle difficoltà e specialista in pratiche che non arrivano mai a soluzione. Mi hanno rivolto in mille occasioni la stessa domanda sull’ombrello statale che mi protegge, ma ho sempre risposto che preferisco consumarmi sotto il sole della mia autonomia piuttosto che rifugiarmi in un privilegio. Va da sé che questa filosofia della “non appartenenza” non serve a convincere un custode a lasciarmi entrare per portare a termine qualche pratica vietata.
Risulta che non esisto, perché nessuna entità statale mi ha schedata, non ho la tessera di un sindacato e non compaio nelle liste di qualche mensa operaia. Nonostante tutto cammino, dormo, amo e persino mi lamento, manco della fiducia nella vita che mi darebbe l’appartenenza a un ridotto - e fastidioso - numero di organizzazioni neogovernative. In pratica, sono un fantasma civico, un non-essere, una persona che non può mostrare di fronte all’acuto sguardo del portiere neppure la minima prova di appartenere agli ingranaggi statali.
Traduzione di Gordiano Lupi