Alexandre Kojève (1902-1968), artistocratico russo in fuga dalla rivoluzione del diciassette, allievo in Germania di Husserl, Heidegger e Jaspers, approdato in Francia e, a soli trent'anni, maestro indiscusso di un gruppo di intellettuali destinati ad occupare un posto centrale nella storia culturale di quel paese e dell'Europa intera (Georges Bataille, Raymond Queneau, Jean-Paul Sartre, Jacques Lacan, André Breton, Maurice Merleau-Ponty), dischiude loro la magica fluidità del pensiero hegeliano. A partire dagli anni cinquanta, dopo un decennio di autentica eclissi, lo si ritrova assorbito nell'attività diplomatica. Sempre estraneo all'ambiente accademico, la sua attività filosofica divenne allora semiclandestina, qualcosa da svolgersi nei fine settimana (Marco Filoni, Il filosofo della domenica. La vita e il pensiero di Alexandre Kojève, Bollati-Boringhieri, Torino, marzo 2008). On line il saggio di Geoff Boucher «History and Desire in Kojève». (Marco Baldino)
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