Paolo Brondi: La parabola della tigre
20 Marzo 2009
 

L’informazione è un diritto, ma ogni diritto può essere goduto con molte storture  e oggi più che nel passato è facile trovare ascoltatori e lettori predisposti a farsi ingannare . Il rimedio sta nell’educazione dell’individuo, nella sua resistenza all’inganno, nel suo cosciente opporsi. L’educazione trova nel linguaggio, strumento di cooperazione, ma anche arma di lotta, il suo punto di partenza: chi scrive e chi legge sono impegnati in una battaglia contro le forze della confusione. Un esempio di stimolo al superamento degli inganni è quello offerto dalle parabole. Efficace e attuale è la parabola della tigre di Chingyang.

Il giovane eroe Wu Sung esita ad affrontare la tigre vivendo con angoscia crescente il dramma di poter essere mangiato prima ancora di poterla uccidere. Ma chi è eroe non manca di coraggio: Wu Sung si slancia e  uccide la tigre! E così in tante simili occasioni:  da qui le sue numerose decorazioni!

La scena è breve , ma densa di significati.  Le occasioni per combattere battaglie, per sconfiggere le tigri del nostro tempo, sono numerosissime e, offerte, paradossalmente, da ogni ora della nostra quotidianità. La libido dominandi , passione comune a tanti, non solo ai politici;  il continuo influenzamento dell’ opinione  pubblica, ad opera di immagini  e messaggi criptici;  l’eccesso di potere e la conseguente , pericolosa, diminuzione della libertà, dell’integrità, del rispetto verso la persona umana : queste e tante altre le occasioni  per superare ingenuità e disimpegno e per affrontare ogni avventura con il supporto della preparazione seria, avveduta e critica. Diverso è il caso di chi, per comodità o per ignoranza, si confonde fra gli uomini che si camuffano da tigri: non ne saprà togliere la maschera e rischierà di essere mangiato. Lo smascheramento è proprio di chi ha il coraggio di cambiare le cose, ma anche le capacità e i contenuti per migliorarle”.  

 

 

                                                                                  Paolo Brondi

 

 


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