Si può cominciare con la cronaca di Federica Fantozzi su L’Unità, che riferisce della presentazione della Fondazione Eluana Englaro mercoledì mattina al Senato: «…L’Associazione viene presentata grazie agli uffici bipartisan dei senatori Ferruccio Saro (PdL) e Carlo Pegorer (Pd). Ne fanno parte il neurologo Carlo Alberto Defanti, il palliativista Giandomenico Borasio, cattolico praticante, e il primario anestesista Amato De Monte (ancora sotto inchiesta, in attesa della conclusione degli esami autoptici). In platea Ignazio Marino, Franca Chiaromonte, il radicale Carlo Perduca (ndr: si chiama Marco, ma Fantozzi così lo chiama), il dipietrista Pancho Pardi, Paolo Flores. E l’aennino Paravia, che voterà contro il ddl Calabrò. C’è anche Anna Finocchiaro che con Englaro ha avuto poco prima un colloquio ‘molto intenso’…».
Nel corso di questa presentazione Beppino Englaro dice di augurarsi che se la legge sul testamento biologico e il fine vita deve essere quella che prefigura il centro-destra con il sostegno di una parte del centro-sinistra, allora “meglio nessuna legge”. Si augura inoltre che, se quella legge verrà approvata dal Parlamento, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non rinunci alla sua prerogativa di valutarne la costituzionalità; e aggiunge che per lui, Englaro, quella legge – se sarà legge – con la Costituzione configge.
Apriti cielo. Come riferisce Alessandro Trocino sul Corriere della Sera il presidente dei senatori del PdL Maurizio Gasparri insorge: «Non ci faremo intimidire dalle speculazioni!». E lo affianca prontamente il vice-presidente sempre dei senatori del PdL Gaetano Quagliariello: «Englaro aveva promesso il silenzio». E via così, un rosario di dichiarazioni dello stesso tenore, muta il dichiarante, ma il contenuto è lo stesso.
Uno scandalo, insomma… Perché è scandaloso che Beppino Englaro abbia condotto prima la sua battaglia sul filo del diritto e della legge, e che poi ci ricordi che quel diritto e quella legge vanno rispettati. Deve tacere, come dice Quagliariello. E se parla, intimidisce, come dice Gasparri. Ove sia lo scandalo di augurarsi che si valuti se una legge sia o no costituzionale, e in cosa consista l’intimidazione nel ritenere incostituzionale la legge, francamente riesce difficile da capire. Né appare particolarmente esecrabile auspicare un intervento del presidente della Repubblica. Ma forse, nella selva di leggi e di norme di cui sono imbottiti i nostri codici, c’è anche un divieto di auspicio per Beppino Englaro.
Francamente appare uno scandalo fasullo; tutti ne parlano, ma non si capisce in che cosa consista.
C’è poi uno scandalo vero, cui danno voce e corpo Marco Pannella e i radicali. Anche loro da giorni invocano, chiedono un intervento del presidente della Repubblica. Nessuno ne parla, nessuno mostra di accorgersene. «Da mesi», dice Pannella, «assistiamo alle abolizioni di istituti democratici fondamentali. Le tribune politiche sono sospese, gli accessi alla RAI per le minoranze sociali, politiche e religiose sono sospesi, mancano gli atti di indirizzo e controllo della Commissione di Vigilanza per l’Autorità Garante. Pongo ufficialmente un interrogativo a Fava, Nencini e gli altri di quella lista di cui si dice dovremmo fare parte. Le loro tribune politiche sono abolite: qualcuno di loro ha mai accennato a ciò?...».
Le condizioni del regime italiano, dice Pannella, «non permetterebbero una difesa rigorosa e vigorosa, di stampo liberale, da parte del Presidente della Repubblica della legalità. Ho già accennato altre volte alla fatica cui il Presidente ha scelto di sottoporsi. Già sei-otto mesi, dovendo fare interventi continui di persuasione morale. In questa difficile opera non riesce nemmeno a richiamare l’attenzione sulla propria ragion d’essere, che non è quella di fare il mediatore o di essere al di sopra di non si sa quale parte, ma di garantire il rispetto del diritto e dei diritti. Dopo luglio, quando scrisse chiaramente di obblighi costituzionali inderogabili dovuti dal Parlamento, le violazioni continuano ad accadere. Nessuno di quegli obblighi è neppure iscritto all’ordine dei lavori della Commissione, che oggi chiamiamo Commissione Zavoli».
Questo è lo scandalo. Lo scandalo di cui nessuno parla e vuole parlare. Può essere che – si ruba l’espressione a Gasparri – sia una speculazione a fini intimidatori; può essere – si ruba il concetto a Quagliariello – che si debba tacere, anche se né Pannella, né i radicali (e a ben vedere, neppure Englaro) hanno mai promesso di farlo; resta il fatto che per ora indifferenti, silenti, nulla facenti sono tutti gli altri, dal centro-destra al centro-sinistra. È, naturalmente, un’indifferenza, un silenzio, un “non fare” estremamente fattivo ed eloquente, in termini di potere e di occupazione di potere. Necessariamente ci si dovrà tornare. Per ora sottolineiamo questa non casuale “coincidenza”: da una parte articoli e pagine di giornale su uno scandalo fasullo; dall’altra silenzio rigoroso sullo scandalo vero.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 18 marzo 2009)