E chi l’avrebbe detto che l’annuncio della nascita della Confraternita del chisciöl e dei vini del tiranese avrebbe suscitato tanto scalpore. Il fatto è che nessuno sembra accettare l’idea che il chisciöl si possa fare in diversi modi: ognuno sostiene che la propria ricetta è quella autentica. Il chisciöl è uno e indivisibile (come l’Italia) sostiene qualcuno, riferendosi più al formato che agli ingredienti. Mentre i chiosciöi, o chisciölin sostiene qualcun altro, non sono che una riduzione dell’originaria frittata, nata più di recente, forse per ragioni commerciali o di praticità. E la fritola? Chi la confonde con il chisciol che invece fa un netto distinguo. Ed ancora: a chi dare la paternità dell’antico preparato. I tiranesi cercano di mediare mentre i serenaschi insorgono e i barfìì rivendicano la primogenitura. «Cuntùm miga su bàli! Ma secunt ti, chi l’è che’l cultivava il grano saraceno... eh? I tiranes ?»
In effetti le coltivazioni del grano saraceno erano prevalentemente sul versante solivo dove si coltiva tutt’ora l’antica pianta, ormai solo per uso personale, però non significa che anche a valle o a Sernio si utilizzasse la farina nera per confezionare la frittata. Per le ricette poi si entra in un vero e proprio labirinto. Le differenze sono sostanziali perché riguardano la proporzione degli ingredienti e talvolta anche le procedure di lavorazione. Ma chi ha la vera ricetta? Nessuno lo sa! Neppure i testi della cucina tipica ci sono di aiuto. E allora lanciamo un accorato appello: mandateci le vostre ricette, portateci degli argomenti che avvalorino le vostre tesi. Le raccoglieremo in un libro e le pubblicheremo, faremo delle ricerche, ne discuteremo, il tutto in vista di una sfida all’ultimo chisciöl dove una giuria autorevole, tenendo conto delle origini di ciascuna ricetta, ma soprattutto del palato, decreterà una volta per tutte, l’incoronazione di Sua Maestà Il Chisciöl. Chissà, può anche darsi che lo scettro del Re Chisciöl, passi ogni anno in mano ad un campanile diverso e Sernio, Tirano e Baruffini potrebbero dimostrare di volta in volta, in una allegra e perenne competizione, la bravura dei loro cuochi.
E allora, si accendano i fuochi e si preparino i cuochi, la sfida è aperta!!
P.S. Mentre stiamo andando in stampa sono arrivate in redazione tre ricette: quella di Franca Mazzucchi, quella del Lurènz e della Tita. Dal prossimo numero inizieremo a pubblicarle. Per consentire una valutazione più corretta delle ricette, si consiglia di quantificare il peso o la misura di tutti gli ingredienti.
(Da Tirano & dintorni, marzo 2006)