Devis Bellucci: Nei deserti del Messico a raccogliere storie
Devis Bellucci
Devis Bellucci 
29 Novembre 2008
 

Trentenne, una laurea in Fisica sperimentale e un Dottorato di Ricerca in Fisica Teorica, innamorato dei viaggi on the road e on the railway se siamo in Europa, all'inizio del 2008 Devis Bellucci ha esordito nella narrativa col romanzo La memoria al di là del mare (Giraldi Editore), già alla seconda edizione. Si trattava di un'originale favola sull'amnesia dell'anima, pensata dall'autore durante i campi di lavoro a cui ha partecipato come volontario in India e in Brasile. Dopo l'attraversata in autobus del Centro America dal Chiapas a Panamà (2007), dove l'autore dice di “essersi disintossicato dalla fatica del primo romanzo”, quest'anno ha scelto un’esperienza in solitaria fra i deserti messicani per iniziare un nuovo percorso narrativo.

 

Che cosa sei andato a cercare in Messico?

 

È strano da dire, ma sono andato a cercare la polvere. Io sono sempre stato ossessionato dalla polvere, dai sassi, dalla sabbia. Ho decine di bottiglie, in casa mia dove scrivo, in cui raccolgo le sabbie di tutto il mondo. Mi ricordano, in un certo senso, la creazione. Tra l’altro, quando voglio fare un regalo importante ad un amico, gli regalo una bottiglia con un po’ di ognuna delle sabbie che possiedo. Qualche tempo fa avevo letto che “chi conosce la polvere del Messico, non troverà pace in nessun altro luogo”. Era diventato un pensiero fisso, così sono partito, proprio come uno dei personaggi di cui racconto nell’ultimo romanzo. Ho preso con me l’essenziale, alcune buone letture, una storia lasciata a metà e i diari con gli appunti per una seconda storia. Alla fine non ho scritto quasi nulla, limitandomi ad assorbire. Di solito  infatti scrivo di più a casa, mentre quando sono in viaggio raccolgo le immagini e mi faccio raccontare storie dalla gente. Ascoltare la gente comune, magari sul lavoro, magari in autobus o al mercato, è una delle cose che amo di più.

 

Com'è andato il viaggio?

 

Trattandosi di un'esperienza in solitaria, avevo paura, in primo luogo, della solitudine. In realtà, mi è capitato come a tutti di provare più solitudine qui, tra mille persone, che non da solo nel deserto. Ci aggiungiamo che la compagnia aerea ha perso tutti i miei bagagli, e così mi sono trovato a fare il viaggio con due zainetti da scuola e un po' di biancheria comprata a Città del Messico. Alla fine l'essenzialità con cui ho viaggiato ha agevolato gli infiniti controlli antidroga che sono una prassi in quel paese. Il viaggio è stato spettacolare, tanto per i paesaggi coi loro silenzi pieni, quanto per i viaggiatori che ho incontrato. In diversi casi eravamo “gli unici” del luogo, e abbiamo condiviso quel che c'era. Nella fattispecie, io ero sempre l'elemento carente – visto la poca roba nei miei zainetti – e gli altri viaggiatori mi hanno prestato senza problemi il necessario per far fronte agli imprevisti. Per il resto nessun problema, a parte qualche serpente e l'attacco di un cane sulle montagne. Dopo una patetica fuga tra i cactus e le rocce, io e l'Israeliano che era con me eravamo ridotti piuttosto male.

 

Che cosa stai scrivendo adesso?

 

Sto lavorando ad un romanzo sulla rivoluzione e la sconfitta. È ambientato dalle nostre parti, ma in diversi punti è intriso di Sud America, la terra che ho avuto la fortuna di incontrare tante volte nei miei viaggi, sin dai mesi trascorsi in Brasile otto anni fa. Proprio in Brasile, per la prima volta, ho conosciuto il deserto. Ricordo ancora con grande emozione i giorni trascorsi come volontario (per l’Associazione Modena Terzo Mondo ONLUS di Modena n.d.r.) nello stato del Piauì, una zona semiarida coperta di spine e appunto di polvere. È la dura terra del Nord Est in cui il grande Amado ha ambientato alcuni dei suoi lavori più belli. Anche nel mio romanzo si parla di deserto, di un deserto che assedia i personaggi e le loro storie, della sete, della difficoltà di lasciarsi andare al bene. Mi sembra che il tema dell'assedio sia di grande attualità. Purtroppo, molto volte, coincide con la percezione che abbiamo degli altri e del diverso. In questo lavoro ho abbandonato lo stile lirico ed evocativo del primo romanzo, scegliendo una prosa visionaria e al tempo stesso colloquiale.

 

Quindi abbandoni il realismo magico de “La memoria al di là del mare”?

 

In questo romanzo sì. Mi piace rinnovare lo stile e adattarlo alle vicende di cui parlo. Per esempio, proprio in Messico mi è venuta l'idea per una favola, una bella storia ambientata nel mondo animale, sul valore dell'insegnamento. Ho buttato giù gli appunti mentre passeggiavo per le montagne di Real de Catorce, una zona in alta quota molto suggestiva, tra miniere abbandonate e paesi in rovina. In questo caso lo stile tornerà ad essere quello poetico de “La memoria al di là del mare”. Ho cominciato da poco a scriverla, mentre il romanzo sulla sconfitta di cui parlavo prima riposa tranquillo nel cassetto, in attesa della revisione definitiva che farò tra cinque o sei mesi, appena trovo la voglia.

 

Per promuovere “La memoria al di là del mare” non hai esitato a buttarti sui treni...

 

Sì. Mi sono fatto mezza Italia avanti e indietro sul treno per lasciare frammenti del testo e incontrare le persone. È stata un'esperienza che mi ha arricchito molto, soprattutto per gli incontri che ho fatto. Mentre lasciavo una cartolina con la copertina del libro, dicevo: “Dai anche tu da mangiare all'autore. Mi racconti dove stai andando?”. E la gente prendeva su e mi raccontava la storia della propria vita. Una meraviglia. Da tutto questo ho ricavato anche un bell'articolo, “Spargendo parole e musica sui treni”, che ha spopolato sul web. Contento io e contento il romanzo, che sul treno ha fatto il giro d'Italia.

 

Progetti futuri?

 

Terminato il Dottorato di Ricerca in Fisica, mi sono preso un paio d'anni per fare altro. Ora mi piacerebbe tornare ad occuparmi anche di Fisica. Da un punto di vista letterario, a parte terminare quello che sto scrivendo, mi piacerebbe scrivere una storia di fantascienza, e in tal senso ho già qualcosa in mente.  Infine, vorrei fare un viaggio di un annetto in vari paesi del Sud del Mondo per raccontare la realtà missionaria. Sarebbe un sogno realizzato. Dopo questo, per un po' non chiederei nient'altro agli dèi. Giuro.

  

 

Intervista a cura di Sinergia Letteraria

 

 

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