Carlo Forin: Risposta a Bruna Spagnuolo e sugli alati
28 Novembre 2008
 

Cara Bruna,

che stai girando per l’Africa, osservi gli uomini ragno con occhi umani e pensi a me in distress, tu hai fatto un centro da profeta: lo stress è proprio la diagnosi esistenziale del mio caso, oltre, LA in sumero, il seme specifico, A.

ALA e l’aria è A-NIM-A che porta il seme oltre.

A LA TI è ‘vita oltre seme’.

Diagnosi medica? No, diagnosi pertinente e sociolinguistica.

Il tuo ‘La scultura di Dio si sta modellando’ mi piace. Gli ho chiesto di fare ciò che ha stabilito da sempre quale che sia la fine del caso.

Lo ringrazio intanto del tuo àgape per me. Dicono che amore non può esistere con amicizia tra un uomo ed una donna. E àgape?

 

Che cosa ci racconta Wikipedia di àgape?: L'Agape è infatti per i cristiani il vertice più alto dell'amore.

 

Riscopriamo questa parola, che era con i primi Cristiani ed è tra noi!

Con ‘mio caso’ intendo -me con tutti i 60 miei anni-.

Con il tuo àgape intendo le meraviglie che hai scritto. Subito, ho pensato di tacere (-Che non la smeniamo con zucchero e violini fino a dar di stomaco!-).

Ma tu, scrivi dall’Africa e la ‘tua Africa’ non è quella di una turista distratta con tanto tempo da perdere. Come posso tacere con una che prova tormento per gli ‘uomini ragno’ e cammina nel mistero della vita senza lasciarsi invadere dal senso di vuoto?

Se una è piena d’amore non può lasciarsi invadere da checchessia, e addirittura dal nulla.

Il tempo non esiste, come ci ha raccontato sant’Agostino; ciò che è stato non è più e ciò che sarà non è ancòra, quando si è nella gioia dell’essere!

-Io vi farò pescatori di uomini!-.

Di umanità, diciamo oggi che siamo diventati alati.

Peschiamo, dunque!

 

«Ci sono casi in cui la morte avviene perché la ‘corrente’ semplicemente cessa di fluire e spegne il cuore, come un interruttore».

 

Tu scrivi. Questo deve essere accaduto, ma con un grido –disse mio padre-, a mia madre nella notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio di quest’anno. Tutto finisce.

 

«Il momento preciso della fine (in cui i pensieri cesseranno di fluire, le labbra cesseranno di socchiudersi con armonia, le ciglia smetteranno di farsi ventaglio dell’invisibile aria, le pupille dimenticheranno di farsi specchio della realtà circostante…»

 

Fermo qui la tua descrizione del venerdì 27 giugno scorso alle 7,40 di mattina con mio padre tra le braccia in questo momento esatto. Il cuore batteva ancora e lo portavo inerte in bagno, gli sollevavo un braccio, che ricadeva, e poi l’altro. Non si è più ripreso, è stato trasportato in coma, intubato in ospedale dov’è spirato domenica 29 mattina, con me in veglia.

Dio misericordioso mi ha dato la gioia di essergli vicino.

Non è stato un mistero né la fine di mia madre, diabetica, poverina che un anno fa, oggi, camminava ‘con gli spini’ sotto ai piedi, né è stata inattesa la fine di mio padre, col morbo di Parkinson ed il cancro al fegato.

È stato un anno orribile questo 2008?

Assolutamente no!

La Misericordia me l’ha riempito.

Se lo Scultore sta modellando, non dà dolore senza aggiungere più gioia.

Preciso: per me (non generalizzo e non legifero sul dolore di altri), per me finora Dio ha dato i pesi e molta più forza e gioia per portarli.

La tua àgape è in questa gioia.

 

Carlo Forin


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