25 novembre 2008. Sono tornato dal centro di eccellenza sulle amiloidosi di Pavia. Hanno aperto il mio caso. Noi, qui, possiamo chiudere l'allarme che abbiamo aperto.
Perché?
Perché gli specialisti proseguiranno l'indagine, ma il primario è stato in grado di darmi un giudizio sulla base della massa delle informazioni portate che, da sociologo, confermato da mia sorella medico che ha guidato la ricerca e mi ha accompagnato, potrei formulare così: non ci sono segni palesi di malattia a livello cerebrale ed il cuore è quasi intatto, da sessantenne.
Posso star tranquillo.
Nei prossimi due mesi indagheranno su due fronti il sintomo chiaro di amiloidosi, nel DNA e nei 'sistemi periferici al cerebrale'. Nel primo caso potrebbero trovar conferma di amiloidosi -nell'ipotesi peggiore- sul piano ereditario, e questo andrebbe bene per me, ma non per i miei nipoti; ma saremmo in un alfa mezzi molto esiguo, cioè su un fronte quasi nullo. Nel secondo caso, bisognerebbe accertare quale specifico evento può essere.
Ma ci stiamo muovendo su di un fronte d'indagine esilissimo, cioè non possiamo dire oggi che stiamo facendo gli acchiappa-fantasmi, ma popolarmente è proprio così!
Tu non mi crederai, ma la mia gioia è più per aver toccato con mano il fatto che noi Italiani abbiamo specialisti al vertice mondiale su di una malattia rara che per la novità che posso star più sereno per me: al chirurgo italiano obbligato ad emigrare in Spagna per poter continuar a far ricerca io posso aggiungere il caso contrario del centro di ricerca di Pavia sulle amiloidosi che non è secondo a nessuno nel mondo. E mia sorella potrà portar al cardiologo di Montebelluna i complimenti scritti del cardiologo che ha approfondito la sua analisi sul mio cuore per l'accuratezza della sua esplorazione.
Inoltre lei ed io possiamo confermarvi la preparazione al top nel mondo del giovane medico che ha riassunto l'anamnesi del mio caso.
Non siamo nel deserto.
(Ma ci arriveremo in futuro, purtroppo)!
Carlo Forin