Lo scaffale di Tellus
Assolo, di Giorgio Sannino
27 Febbraio 2006
 

Giorgio Sannino

Assolo

Edizioni Il Foglio, Piombino 20062, pagg. 120, € 12,00


Le Edizioni Il Foglio ripropongono in seconda edizione Assolo, l'esordio letterario di Giorgio Sannino: romanzo di formazione apprezzato dalla critica per il taglio essenziale e uno stile che Paolo Aresi (premio Urania Mondadori) definisce «coinvolgente, emozionante, con una prosa concreta, capace di rendere ben visibili le immagini».

Assolo racconta un pomeriggio di Luca, il protagonista, trascorso in trepidante attesa dell'amico di una vita, di ritorno dall'Australia. In realtà l'attesa – che richiama e ammicca al capolavoro di Beckett, Aspettando Godot – altro non è che il pretesto per assimilare il racconto alla vita di ognuno di noi o, meglio, alle solitudini di ogni giorno, vissute o meno dal lettore, il quale si trova coinvolto nella lettura al punto di non potersene staccare. Non a caso Angelo Angellotti include il lavoro nel «filone delle attese dell'ignoto, dell'immaginario che da Buzzati a Klein spingono con una feroce avidità ad inoltrarsi nel romanzo tutto d'un fiato».

Le numerose presentazioni hanno dimostrato l'apprezzamento del pubblico più vario, compreso il mondo omosessuale, da sempre attento alle più singolari iniziative letterarie, pur se non necessariamente di genere.

Lusinghiera la firma di Stefano Guglielmin alla prefazione di questa seconda edizione, di cui si riporta un breve estratto: «Sannino apre in verità ad un mondo tutto interiore, magazzino di maschere e spine, dominato dall’inadeguatezza e dalla solitudine, rotte soltanto dalla passione per la musica e dalla figura materna, della quale ben presto si viene a sapere che scrive un “diario” e che, affettuosamente, ha sempre cercato uno spiraglio di luce negli occhi di quel figlio un po’ strano; un figlio allergico alle graminacee e alla mediocrità, quella stessa che lo abita ed alla quale cerca rimedio anzitutto in “Traguardo”, l’ospite atteso, ma anche fra le braccia delle donne e degli uomini che ha amato».

In chiusura al volume, per analogia delle tematiche trattate, è stato pubblicato il racconto dell'autore: Plutone, già premiato al concorso letterario nazionale "Il Tarlo" 2003; un delizioso, piccolo quadro naïf che racconta la vita di Teofane Scolari, «Uomo comune, di media statura, di media età e di media classe sociale», la cui esistenza viene sconvolta da Limone, una donna tanto irreale da confondersi con un sogno e che aiuterà l'omino a trovare la propria identità semplicemente liberandosi di lei.

«Un libro che vogliamo sperare rimarrà. Perché è bello di una bellezza inaspettata e nuova. Più bello di tanti altri» (Ghita Gradita). Un libro caldamente consigliato a chi ama la buona letteratura, quella difficile da incontrare.

Basta assaggiare alcune parti di questo romanzo per accorgersi che si tratta di vera letteratura come è difficile incontrare. E allora facciamolo. «Sono l'odore nella pancia di lamiera. L'odore di tre giorni di attesa sul molo, gli occhi in fuga continuamente alle spalle. Sono l'odore di un posto in piedi stipato tra gli altri, l'odore di una stiva dove si dorme in mille. Ho negli occhi il miraggio di una via di fuga che è una linea all'orizzonte nei giorni senza foschia. Negli occhi, una vita che sia un piatto ogni sera, nelle mie mani le mani di una donna che non sono capace di far ridere […]. E il suo pianto è più pianto degli altri perché con sé annega un altro sfortunato nato dalla parte sbagliata. E penso che se fossi nato da questa parte della lingua di mare allora sarei venuto al mondo. Per cui mi alzo, divento uccello e poi aereo e poi satellite e la guardo, questa maledetta lingua di mare. Guardo quel filo azzurro che è una crepa nel mondo e non riesco a credere che per così poco si muoia. Visto da quassù quel filo non esiste. Visto da quassù quel filo è una ruga fra mille sopra un volto di vecchio […]. E ho mille fratelli e mille madri, ho mille padri e mille sorelle e ognuna di loro affoga come me, ognuna di loro diventa il canto disperato delle lamiere che si confondono con la ruggine del mare…». Un libro che definire un piccolo tesoro forse sarebbe ancora troppo restrittivo.


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