Sono effettivamente stanco. Stanco di dover risultar stancante agli occhi di piombo di chi questi problemi li affronta scrollando le spalle o alzando il bavero del suo impermeabile d'indifferenza cercando di avanzare, senza ben conoscere la destinazione, in questa tormenta. Ma effettivamente sono stanco.
Del razzismo.
E non dite che non esiste, non sono qua a resuscitare un morto, bensì a cercare di rompere l'osso del collo di un mostro troppo vivo e farne carne morta. Marcisca il suo corpo nell'odore di decomposizione che già emana intaccando e decomponendo appunto la nostra società!
Si chiamano Abdul, magari hanno gli occhi a mandorla, a volte capelli crespi, sangue rosso (?!) e pelle di svariate sfumature più scure della nostra: quel bel bianco, il bianco puro, quello ci dicono sia senza peccato. Dovremmo esser sporchi dentro allora, e molto. Siamo sporchi dentro, e molto. Senza generalizzare, portiamo ancora dentro il sudiciume che ci ha sempre contraddistinti nella storia, un sudiciume razzista, gonfio d'arroganza ma che, ai miei occhi, non è che misera presunzione di persone che hanno certamente una vita tristissima.
Mi dissocio subito in queste prime righe; ancora una volta quanto mi disonora essere italiano quando l'immagine che ci costruiamo del “Bel Paese” (che ora ha solo diritto di stare a nome di un noto formaggio) è questa soffocante miscela di desolazione, sangue rappreso e catene arrugginite.
Non penso che abbiamo fatto molti passi avanti anzi, considerando che il passare del tempo dovrebbe di per sé essere garanzia di miglioramento, ne abbiamo fatti più d'uno indietro dai tempi in cui sulle vetrine dei negozi vi era scritto: vietato l'accesso a cani ed Ebrei. Oggi quelle scritte di divieto non campeggiano più alla vista pubblica su un vetro (per ora) ma albergano decise nella più privata parte dell'animo di coloro che si trasformano in aggressori razzisti, questi “grandi difensori di non so cosa” che, senza nasconderci troppo dietro quello che si possa o non possa dire, hanno il “tacito ma non troppo” via libera da questo governo.
Governo colpevole d'istigazione al razzismo e complicità nel reato.
Istigazione, perchè il popolo ignorante, di cui oggi l'Italia ha una bella collezione di soggetti seduti in prima fila, vede quello che gli viene messo sotto il naso: le scelte, le motivazioni, l'operato di mosse politiche che dei diritti umani ne fanno un'espressione semplicemente composta da due parole. La Chiesa stessa, che non brilla per apertura mentale, riconosce e critica queste politiche, eppure i più “fantasiosi” tra coloro che in aprile ce l'hanno fatta ad assicurarsi una sedia a Roma, sono in prima fila con cartelloni raffiguranti una croce ed un cuore a raduni tedeschi a soffiare un fuoco crociato in nome di non so quale democrazia farneticando di invasioni barbariche parlanti arabo. Oltre a ragioni storiche, politiche, geografiche, economiche e sociali che sono alla base dell'odierna immigrazione e che non presento qui, e l'incoerenza dei soggetti in questione, effettivamente persi in una piccolissima ed ottusa follia, (la Chiesa dice no, e tu con la croce, perchè sei un “buon cristiano” e quindi a nome di essa ti presenti a sostenere con il tuo sì quello che lei bolla come no) abbiamo il prodotto più pericoloso: la paura, che dilaga fuoriuscendo da queste dighe irresponsabilmente aperte e va a toccare i soggetti più ignoranti (e che verranno tenuti tali crescendo tali anche i loro figli) dividendoli in due sottospecie; la prima, con paura autolesiva si chiude in se stessa e addio libero interscambio culturale e occasioni di crescita in ottica di una vasta, unita e bella umanità, la seconda, con paura lesiva e addio proprio fisicamente a esseri umani che, come dicevo prima, si chiamano Abdul, possono avere occhi a mandorla ecc. ecc.
Questi barbari pallidi hanno quindi il “tacito ma non troppo” via libera alle loro gesta da questo governo, complice, con tutta la misera forza dell'ipocrisia che usa nel negare questa responsabilità xenofoba. Eppure è proprio da aprile che queste ronde stanno impaurendo la nuova Italia, quella più colorata. Ed ecco altra incoerenza, non si può ferire e poi tentare di medicare perchè qualche paziente nella metaforica (e non) sala operatoria ci lascia la propria vita, quella scintilla di base che di tutti noi fa davvero un'unica famiglia; chiaramente deve esser superfluo dire che nemmeno il ferito deve esserci e non solo fisicamente, ma in qualsiasi dimensione discriminatoria.
Necessitiamo di un cambiamento radicale.
Non ho sentito di nessun rappresentante della maggioranza che abbia preso parte al corteo dai contorni decisamente politici organizzato per il diciannovenne ucciso a Milano. La notizia ha fatto propria la scena mediatica per qualche giorno, eppure, non una volta ho visto il sindaco Moratti dire una sola parola. Non avendo visto tutti i tg, nè letto tutti i giornali non posso escludere che non l'abbia fatto, ma di certo non con la forza che necessitava l'occasione perchè, in una simile, un sindaco, prima di tutto persona, se la prende completamente la ribalta della scena per dire qualcosa ai suoi cittadini. Ma del resto si sta preparando l'expo, un Abdul in meno per strada.
Alimentiamo l'odio con l'odio, è pericoloso: quando si nutre una cosa quella cresce, una volta consapevole della sua forza poi, agisce senza ragione. Certo è che non possiamo aspettarci che colui che si piglia uno schiaffo sia Cristo, Gandhi o Martin L. King e si faccia pestare sull'altra guancia.
Non lo farebbero certo quegli italiani i quali questo articolo condanna, né i loro governanti. Attenzione allora, anche a chi, italiano, razzista non è: senta la sua parte di responsabilità sulle spalle cercando d'agire in funzione all'evitare nuovi episodi razzisti, a pervenirli, poiché il fuoco del razzismo razzista non è e brucia tutti.
Alcuni immigrati in protesta, cittadini italiani per legge (forse) ma non per gli occhi (certo), gridavano: “ma non siamo tutti Italiani?!” forse è tempo che la domanda-affermazione dica: “ma non siamo tutti esseri umani?!”.
Lo saremo quando le persone torneranno ad essere coloro che formano il governo e il governo non formerà più le persone, per lo meno non in questa ottica suicida. Permettimi di scrivere, che schifo, che vergogna.
Un cartello recitava: meglio nero bastardo che bianco assassino. Considerando che comunque il bastardo riferito al nero viene da un bianco, intimamente credo che a questa scritta i nostri occhi bianchi debbano abbassarsi e fare un umile e storico esame di coscienza.
Concludo davvero stanco e, se ti ho stancato, tranquillo, qualcuno lo è più di te.
Niccolò Bulanti
(da 'l Gazetin, ottobre 2008)