Spinus
Squali uccisi a milioni ogni anno solo per vendere le loro pinne
17 Ottobre 2008
 

Molti media hanno riportato la notizia di una ragazza inglese che si è appesa a dei ganci da macellaio in un negozio londinese per protestare contro il traffico di pinne di squalo che sta portando all'estinzione questi maestosi animali. Questo evento si inserisce in una campagna promossa da Sea Sheperd (www.seashepherd.org) in collaborazione con Lush (catena di negozi che vendono cosmetici cruelty-free).

La zuppa di pinne di squalo è una “prelibatezza” della cucina tradizionale cinese fin dai tempi della dinastia Ming (cioè da oltre 500 anni). Oggi, la domanda di questo ingrediente sta drammaticamente crescendo per soddisfare la voglia di esibire questo piatto ricercato da parte di schiere sempre piu' vaste di cinesi arricchiti (con una stima di crescita del 5% annuo). Gli squali vengono issati sui pescherecci, vengono loro amputate le pinne, e poi vengono ributatti a mare. Il più delle volte sono ancora vivi: impossibilitati a nuotare, trovano una morte atroce andando a fondo o finendo sbranati da altri pesci. La carne di squalo ha infatti uno scarso valore commerciale che non ne giustifica il trasporto, ma le pinne invece valgono moltissimo: oltre 800 euro al kg.

Questa pesca, diffusa in tutti i mari e scarsamente monitorata e controllata, interessa tutti i tipi di squalo, senza nessuna distinzione di età, sesso o dimensione. Gli squali mettono al mondo molti meno piccoli rispetto ad altre specie di pesci, e sono pochi quelli che sopravvivono all'anno di età. Alcune specie impiegano oltre vent'anni prima di raggiungere la maturità sessuale, e quindi possono essere uccisi prima ancora di potersi riprodurre. Questa scarso tasso di natalità e l'enorme incremento della pesca stanno portando all'estinzione molte di queste specie: uno studio recente stima che la popolazione di un tipo di squalo nel Golfo del Messico si sia ridotta del 99% e molte altre siano in analoghe drammatiche condizioni. La repentina sparizione degli squali dagli oceani apre scenari inquietanti: aumenteranno le malattie tra i pesci e alcune specie cresceranno in numero spropositato mettendo a repentaglio l'equilibrio dell'ecosistema marino.

Si stima che ogni anno vengano ammazzati in questo modo tra i 38 e 100 milioni di squali. Il tutto solo per lo sfizio di un piatto “ricercato” e l'esibizione di uno status symbol: la stessa cosa che portare una pelliccia, e lo stesso enorme business, spesso illegale. Ad esempio nei mari dell'America Centrale i pescatori vengono costretti a questo lavoro per una paga irrisoria (un dollaro a libbra, meno di un trecentesimo del valore) da vere e proprie organizzazioni criminali.

Ad oggi solo 17 paesi (tra cui gli USA) hanno bandito questo tipo di pesca, anche se ciò non toglie che questo lucrosissimo traffico si effettui ugualmente, magari attraverso triangolazioni con Hong Kong che è la maggior piazza mondiale per questo commercio. I paesi dell'Unione Europea, che pure si sono dati delle blande e inadeguate forme di regolamentazione, sono pesantemente coinvolte in questo business (in primis la Spagna ma anche l'Italia): un terzo di tutte le pinne di squalo che arrivano ad Hong Kong sono infatti trasportate da navi europee.

Una caccia estremamente crudele sta mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di molte specie di squali, altera in modo grave l'equilibrio degli ecosistemi marini, alimenta la criminalità organizzata per consentire a poche persone di esibire un piatto ricercato in qualche occasione mondana.

 

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michele.mottini@cheapnet.it

 

LEAL Sezione di Sondrio

(da 'l Gazetin, ottobre 2008
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