In Sputa la gomma!, al teatro dell’Orologio Sala Artaud fino al 19 ottobre, Pierpaolo Palladino è un attore trentenne in crisi professionale, che trova lavoro come conduttore di un laboratorio teatrale in una scuola media di periferia e riscopre se stesso e le proprie motivazioni professionali mettendosi in gioco con degli adolescenti, che interpreta direttamente in scena rievocando i giochi e le improvvisazioni in palestra. La narrazione e l’evocazione si sviluppano in un serrato dialogo tra il protagonista, i ragazzi e i professori a confronto con il mondo della scuola e le sue contraddizioni.
Questa la sfida e Palladino riesce egregiamente a vincerla, rendendo vivo ciò che la parola evoca. E non è facile riuscire a dare vita ad un racconto così ricco di situazioni, di sensazioni e sentimenti. L’attore aiuta la storia, offrendo, con la massima semplicità, il codice del suggerire, dell’associare ad un oggetto un segno, un luogo; una stanza, una palestra, una strada, così come il cerchio in cui i ragazzi svolgono i loro esercizi, la panca, la porta, il sipario. Lasciando al pubblico la libertà di tracciare i loro volti, i loro sguardi, i loro gesti.
Nel presentare la trilogia con questa pièce, come primo testo, seguito da L’ultimo angelo e La matematica sentimentale nella stessa stagione, l’attore ed il regista Manfredi Rutelli tentano un percorso basato sul linguaggio e sulle variazioni di stile in testi solo apparentemente monologanti, ma invece ricchi di coralità e di personaggi. Il protagonista di tutti e tre i testi ha lo stesso nome, Lorenzo, anche se personalità e storie diverse.
Ne L’ultimo angelo Lorenzo è un quarantenne in crisi con la moglie Paola, interpretata da Cristina Aubry.
Ne La matematica sentimentale, invece, da insegnante torna allievo e lo stile del testo è soprattutto narrativo, sul filo di un ricordo rievocato in prima persona e al tempo presente.
Sputa la gomma! è nato da un’urgenza: scrivere della sua esperienza di animatore teatrale nelle scuole pubbliche italiane, testimoniare di un mondo gestito da presidi avviliti da circolari che cambiano ogni anno e impelagati da problemi burocratici e amministrativi più che da quelli didattici.
Palladino ha voluto raccontare di una scuola di periferia, dove i ragazzi sono irrequieti e a rischio di bullismo e i professori impreparati a contenerli, spesso resi poco autorevoli dagli avvicendamenti e dalle rotazioni annuali, che gli impediscono di approfondire il rapporto con gli alunni e di dare continuità ai progetti iniziati.
Con tali equilibri precari un laboratorio teatrale risulta destabilizzante e il consulente esterno, in questo caso un attore, è visto come un non docente da tenere sotto controllo. Facili entusiasmi e chiusure ermetiche, incoraggiamenti e gelosie di fronte ai risultati ottenuti, queste le contraddizioni che si riscontrano nel cercare un dialogo con chi ha il compito di seguire i ragazzi; il risultato è spesso impotenza di fronte alla dispersione scolastica e a famiglie troppo spesso distratte o assenti.
Il lavoro narra di un teatrante a Roma che viene inviato in una scuola media per realizzare un laboratorio di teatro finalizzato all’integrazione tra ragazzi normodotati e con disabilità. La vicenda, ispirata a esperienze realmente vissute da Palladino, è ricostruita come un percorso a tappe, un viaggio appassionato di Lorenzo, il protagonista, alla scoperta di se stesso e delle proprie paure, nella difficoltà di comunicare con i ragazzi e motivarli a partecipare.
Da una parte le insicurezze “dell’esperto” e dall’altra le realtà sociali della scuola: la diffidenza degli insegnanti e il timore degli allievi a mostrarsi e mettersi in gioco, nella continua ricerca di un linguaggio comune tra l’adulto e ciascun ragazzo, con l’unica scommessa che è quella del teatro e delle sue necessità da trovare di volta in volta.
Un codice. Questo è il grande tema della comunicazione teatrale ed ogni volta è una sfida, affascinante, che stimola la fantasia, la creatività, l’immaginazione. Anche il protagonista è alla ricerca del giusto codice per poter comunicare con dei ragazzi, con un’età ormai lontana, diversa; una generazione cresciuta in situazioni mai riconducibili ad un’esperienza personale.
La periferia urbana in cui si trova la scuola dove l’inesperto insegnante di teatro, suo malgrado, viene mandato ad operare è l’esempio del nostro tempo; di come non si sia più capaci di capire, di ascoltare, di sentire gli altri. E solo chi è abituato a lottare per conquistare un obbiettivo, può superare ogni ostacolo e scoprire un mondo, un’umanità, che troppo spesso diamo per persa.
Teatro: Teatro Dell’Orologio Sala Artaud
Città: Roma
Titolo: Sputa la gomma!
Di e con Pierpaolo Palladino
Regia: Manfredi Rutelli
Musiche: Pino Cangialosi
Periodo: fino al 19 ottobre
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 10 ottobre 2008)