Oggi in Italia vivono in carcere circa 70 bambini di età inferiore a tre anni, insieme alle loro madri. Figli di donne detenute in attesa di giudizio o in esecuzione di pena: una situazione aberrante e assurda che va al più presto cambiata. Questo accade grazie a norme adottate per evitare il dramma della separazione tra madre detenuta e figlio in tenera età, ma è chiaro che non può essere accettata neanche la situazione che si viene a creare con la detenzione di fatto di piccoli innocenti. Già la legge 40 del 2001, dell'allora ministro Anna Finocchiaro, prospettava una serie di misure per evitare la detenzione all'interno delle carceri alle donne con figli minori di 3 anni (e di conseguenza ai propri bambini), ma questa è stata largamente disapplicata dai giudici e presenta dei limiti nell'accesso ai benefici, soprattutto per chi è in attesa di giudizio. In particolare, le mamme straniere, non avendo spesso un'abitazione dove scontare gli arresti domiciliari, sono costrette a tenere i bambini in carcere.
Per risolvere questa situazione si sono fatti diversi tentativi. Una proposta di legge nella scorsa legislatura dell'on. Enrico Buemi (alla quale avevo aggiunto la mia firma), proponeva la creazione di case-famiglia protette, per garantire a queste donne, ma soprattutto ai loro bambini, un ambiente più “umano” rispetto al carcere, dove organizzare la convivenza necessaria tra madre e figlio in tenera età. Con riferimento alla proposta Buemi, con il sen. Marco Perduca ho oggi presentato un disegno di legge.
Il punto centrale è la realizzazione di case-famiglia protette, o l'individuazione di strutture analoghe. La madre detenuta potrà accompagnare il figlio al pronto soccorso o in ospedale: è inimmaginabile che un bambino possa “affrontare” da solo situazioni del genere senza sentirsi abbandonato.
Per una migliore tutela della sfera psico-affettiva e dello sviluppo del bambino, si stabilisce un nuovo limite di età del figlio (10 e non più 3), per la convivenza con la madre in custodia cautelare o in esecuzione della pena presso una casa-famiglia protetta. Inoltre è affidata al Giudice la discrezionalità per estendere questi provvedimenti anche alle madri di figli con più di 10 anni. Per ricongiungere e assicurare continuità nella formazione del bambino, si prevede un permesso di soggiorno per i figli stranieri di detenute in Italia.
Donatella Poretti
Qui la relazione e il testo del disegno di legge